Per il quinto mese consecutivo i prezzi all'origine dei prodotti agricoli fanno segnare una battuta d'arresto. A rilevarlo è stata l'Ismea, il cui indice generale del mese di febbraio si è attestato sui 105,4 punti mettendo in luce una contrazione dei listini del 2,8% rispetto al mese di gennaio e di ben 11 punti percentuali in chiave tendenziale.
Se si guarda alle variazioni dei comparti produttivi, sono state le produzioni vegetali, con un indice pari a 107 punti, a far registrare la contrazione più marcata. Le coltivazioni agricole hanno infatti ceduto il 3,6% del loro prezzo all'origine nell'ultimo mese e il 17% rispetto ai valori del mese di febbraio 2015. In flessione, seppur più contenuta, anche il comparto zootecnico i cui prezzi hanno ceduto l'1% in un anno e lo 0,5% mensile.
La dinamica al ribasso dei prezzi agricoli, così come sottolineato dall'Ismea, ha trovato conferma nell'andamento deflattivo dei beni alimentari e delle bevande i quali, secondo l'Istat, hanno riportato nel mese di febbraio una variazione congiunturale negativa dello 0,1% (-0,3% su base annua). Un processo di declino dei prezzi al consumo che non sembra arrestarsi nell'ultimo mese. I dati provvisori sull'inflazione diffusi in settimana, hanno infatti evidenziato un'ulteriore diminuzione dei prezzi alimentari, soprattutto per effetto dei cali verificatesi nella categoria dei prodotti non lavorati (-0,2% in termini congiunturali e -1% su base annua).
Andamento dei prezzi alla produzione per principale categoria produttiva (Indice Ismea 2010=100)
Fonte: elaborazione Ufficio Studi Cia su dati Ismea
Tornando ai dati dell'Ismea e concentrando l'analisi sull'andamento tendenziale dei segmenti produttivi, la lettura degli indici di febbraio ha confermato la diffusa e generalizzata contrazione che ha interessato il comparto agricolo. Ad eccezione infatti della voce bovini da macello che, a fronte di un indice medio di 113 punti ha visto i prezzi risalire del 2%, tutte le altre categorie hanno chiuso il mese di febbraio con il segno meno. A guidare la classifica dei ribassi annui è stato, ancora una volta, l'olio d'oliva che, a fronte del confronto con la precedente campagna (tra le meno produttive degli ultimi decenni), ha visto i prezzi all'origine crollare del 30%. A seguire, le riduzioni dei prodotti ortofrutticoli, con gli ortaggi che hanno ceduto oltre un quinto del proprio valore all'origine (-22%) e la frutta, la cui contrazione si è attestata poco al di sotto dei venti punti percentuali. Dinamiche negative, queste ultime, condizionate inevitabilmente anche dalla prolungata chiusura dello sbocco commerciale in Russia che, per effetto dell'embargo, caratterizza negativamente le dinamiche di mercato da quasi due anni. Appena al di sotto delle due cifre (-9%) le variazioni tendenziali dei prezzi delle colture cerealicole e delle carni avicole. Continuando sul fronte zootecnico, dopo gli avicoli, sono stati i listini delle carni suine a far registrare la contrazione più significativa (-6%), mentre i prodotti ovi caprini hanno mostrato un andamento pressoché stabile (-0,3%). Infine, i prezzi del vino, la cui riduzione nel mese di febbraio si è attestata, così come si era verificato ad inizio anno, intorno ai tre punti percentuali.
Variazione tendenziale dei prezzi alla produzione dei principali prodotti agricoli (Feb. 2016/Feb. 2015)
Fonte: elaborazione Ufficio Studi Cia su dati Ismea