Zootecnia: video-appello della filiera sui 9 paradossi della Farm to Fork Ue
Iniziativa diffusa in 7 paesi compresa l'Italia. A lanciarla Carni Sostenibili ed Europea Livestock Voice
La strategia Farm to Fork, nonostante le buone intenzioni, non sta considerando realmente le sfide del settore zootecnico. E’ da questa premessa che parte l’iniziativa promossa dalla filiera zootecnica europea che con il videoappello “I 9 paradossi del Farm to Fork” chiede alle istituzioni Ue di essere coinvolta nel grande processo di transizione green in corso. Un messaggio internazionale e pubblico a chi in questi mesi sta lavorando alla definizione del nuovo piano programmatico che orienterà le politiche agroalimentari dell’Unione per i prossimi decenni.
Il video-appello, presentato a Bruxelles, è stato lanciato da Carni Sostenibili, associazioni dei produttori di carni e salumi, e da European Livestock Voice, l’organizzazione degli organismi europei della filiera zootecnica e diffuso, contemporaneamente, in 7 Paesi europei: in Italia, Belgio, Francia, Spagna, Germania, Portogallo e Poloni.
“Per come sono stati stabiliti gli obiettivi, la strategia europea renderebbe difficile, se non impossibile, mantenere un equilibrio tra la sostenibilità ambientale e la sicurezza alimentare -ha dichiarato Giuseppe Pulina, presidente di Carni Sostenibili-. Oggi il 40% dell’intero comparto agroalimentare europeo è composto dal settore dell’allevamento per un valore di circa 170 miliardi di euro e impiega direttamente più di 4 milioni di persone".
Entrando nel dettaglio, i nove paradossi che sono individuati nel video-appello partono dall’aspetto nutrizionale, ovvero il valore della carne come alimento per lo sviluppo dell’essere umano. L’uso del suolo: molti credono che gli allevamenti prendano il posto a colture e pratiche agricole, mentre l’uso del suolo “è rimasto costante per le attività di allevamento negli ultimi 60 anni, quando, invece, la popolazione europea è cresciuta di 125 mln di individui.
C’è poi l’ambiente: l’allevamento intensivo viene considerato responsabile di un grande quantitativo di emissioni di CO2 nell’atmosfera, mentre in Europa rappresenta ancora il 7,2% di emissioni di gas a effetto serra, meno della metà della media mondiale (14,5 per cento). Gran parte delle emissioni deriva dall’uso di combustibili fossili impiegati nel trasporto e nelle industrie.
Altro aspetto, quello economico: la strategia europea suggerisce un progressivo ridimensionamento del settore zootecnico in Europa e questo potrebbe costringere a importare sempre più carne dove ci sono regole sul clima meno stringenti, ma senza contribuire nei fatti a una maggiore sostenibilità. Connesso è il problema dell’occupazione: ogni allevamento garantisce almeno 7 posti di lavoro in aree rurali e senza allevamenti e con il progressivo spopolamento delle aree si andrebbe incontro a nuove perdite occupazionali.
Quanto al benessere animale, la normativa europea è attualmente tra le più all’avanguardia e, dunque, costringere a importare carne in Europa pone seri dubbi che il benessere animale venga tutelato allo stesso modo anche altrove. La Farm to Fork vuole ridurre del 20% l’uso di fertilizzanti chimici, ma esiste una stretta correlazione tra fertilizzanti e l’allevamento di bestiame che consente l’impiego di concime naturale al posto di quello chimico. Esiste anche una dimensione gastronomica e culturale della carne, che rischia di essere compromessa scoraggiandone l’uso.
Nono paradosso quello della sicurezza e dell’approvvigionamento alimentare per la popolazione mondiale in continua crescita, in aumento di 2 miliardi nei prossimi 30 anni secondo Fai. Nel 2050 circa il 70%della popolazione vivrà nelle aree urbane e solo una piccola percentuale di popolazione si occuperà della produzione agricola, con il rischio del calo della resa delle attività zootecniche e di quella agricole, strettamente collegate.
“Vogliamo portare la scienza alla base del processo che vuole la filiera agroalimentare più sostenibile -ha aggiunto Birthe Steenberg, rappresentante di European Livestock Voice-. Vogliamo dare informazioni attendibili su come vengono allevati gli animali in Europa, oggi, senza luoghi comuni, e far capire quanto è cambiato il sistema degli allevamenti grazie all’uso delle tecnologie”.
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