02 Dicembre 2003

Zootecnia: un nuovo progetto della Cia per governare il cambiamento e favorire lo sviluppo delle imprese

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La zootecnia italiana ha bisogno di un nuovo progetto. In questi anni sono intervenuti radicali e anche traumatici cambiamenti. Si sono susseguite crisi drammatiche (la vicenda della Bse prima di tutte) e alcuni problemi (le quote latte in particolare) hanno reso lo scenario ancora più complesso. Questioni che vanno affrontate attraverso politiche mirate, con validi strumenti economici e di servizio. Insomma, è necessario costruire un futuro di certezze per un settore di vitale importanza non solo per la nostra agricoltura, ma per l'intero sistema economico del Paese. E' quanto emerso dai lavori della Conferenza nazionale zootecnica svoltasi oggi a Bologna su iniziativa della Cia-Confederazione italiana agricoltori.
All'iniziativa sono intervenuti il presidente nazionale della Cia Massimo Pacetti, il vicepresidente vicario Giuseppe Politi , i vicepresidenti Mino Rizzioli e Francesco Serra-Caracciolo. Le relazioni sono state svolte da Paolo Surace, responsabile dell'Osservatorio economico della Cia , su "Gli scenari della zootecnia", da Vasco Boatto, dell'Università degli studi di Padova, su "Impatti della riforma Pac", e da Enzo Mastrobuoni, responsabile nazionale Settori produttivi della Confederazione, su "Il progetto della Cia". Ai lavori hanno partecipato anche esponenti del mondo agricolo, zootecnico, industriale, commerciale e cooperativo.
Il comparto zootecnico italiano -è stato evidenziato nel corso dei lavori- ha una produzione di oltre 14 miliardi di euro (pari al 34 per cento della produzione agricola nazionale) e sta superando con non poche difficoltà una delle peggiori crisi sanitarie che abbiano investito gli allevamenti negli ultimi anni. Nel corso del 2002 ha fatto registrare una lieve ripresa produttiva (più 1 per cento). Comunque, in diminuzione risulta la produzione di carne bovina, mentre hanno confermato la tendenza all'aumento, sebbene a ritmi più lenti rispetto al 2001, le produzioni di carne suina e pollame, sulle quali due anni fa si etano riversati i consumi a seguito della vicenda Bse.
Pesanti problemi si riscontrano per gli ovicaprini che hanno avuto un significativo calo produttivo (meno 11,8 per cento). Problemi resi ancora più gravi dall'insorgenza e dalla diffusione dell'epidemia della "lingua blu" che ha comportato il divieto di movimentazione per gli animali, difficoltà nella commercializzazione del bestiame, danni provocati dalla vaccinazione, calo della produzione di carne e aumento dell'import, soprattutto dai paesi dell'Europa dell'Est.
Non meno complessa è la situazione per gli avicunicoli dove, dopo i forte ripresa registrata in coincidenza della vicenda Bse, hanno dovuto scontare, nel 2002, un eccesso di produzione che sul mercato si è tradotta in un crollo dei prezzo all'origine a cui ha fatto riscontro una crescita delle importazioni da paesi terzi (Brasile, Thailandia, Cina) a prezzi stracciati (meno 40 per cento rispetto al mercato europeo). A ciò si devono aggiungere i riflessi negativi provocati dalla diossina e dagli episodi di influenza aviaria.
Scenario sempre difficile per il comparto lattiero-caseario in cui la vicenda delle quote latte (che va superata restituendo al settore trasparenza, normalità operativa e condizioni generali non viziate da comportamenti illegali), soprattutto per quello che concerne la soluzione dei casi di pagamento delle multe retroattive dalle campagne 1995-96 fino al 2001-2, e la mancanza di un accordo interprofessionale sul prezzo hanno provocato non pochi problemi.
Per quanto riguarda, infine, il settore apistico, l'annata 2002 si è rivelata disastrosa per il miele , la cui produzione ha subito una perdita del 30 per cento. Situazione che quest'anno dovrebbe aggravarsi ulteriormente propri a causa delle cattive condizioni climatiche, specialmente per la persistente siccità della scorsa estate.
Davanti a questi problemi e soprattutto in presenza delle importanti novità scaturite dalla riforma della Politica agricola, è necessario -è stato affermato durante la Conferenza nazionale- un rilancio del settore che abbia carattere strategico. Dunque, un nuovo modello di sviluppo fondato sulla difesa e valorizzazione dei sistemi territoriali in grado di competere sui mercati, dove la sfida della globalizzazione è sempre più decisiva.
Secondo quanto emerso dalla Conferenza della Cia, la sostenibilità ambientale, la qualità, il benessere degli animali rappresentano gli elementi centrali per garantire un'effettiva redditività delle imprese. Per centrare questi obiettivi è però indispensabile attivare nuovi strumenti economici, riconvertire e rilanciare strutture già esistenti, adeguare e rinnovare le attività di servizio alle aziende.
In questo contesto, per la Cia, è fondamentale un approfondimento sul mondo delle associazioni di prodotto e delle loro unioni, poiché il processo di riorganizzazione e trasformazione in organizzazioni di produttori stenta ancora. Occorre, infatti, dotare il settore di strutture in grado di "governare" e commercializzare il prodotto, nonché di favorire e sostenere tutti quei progetti volti a sviluppare percorsi di tracciabilità e qualità.
Inoltre, un lavoro più intenso e organico -si è sostenuto nella Conferenza della Cia- va svolto sui consorzi di tutela delle Dop e Igp, in modo da far crescere il protagonismo degli allevatori e dei loro strumenti economici e per rendere sempre più interprofessionali i consorzi stessi.
Per quanto concerne le relazioni interprofessionali e di filiera, la Conferenza della Cia ha messo in risalto le difficoltà che oggi si incontrano. Per uscire dallo stallo e compiere un importante salto di qualità sarebbe importante costituire e dare pieno riconoscimento alle organizzazioni interprofessionali, per le quali esiste anche un apposito strumento giuridico
Con questa Conferenza nazionale, quindi, la Cia si è posta obiettivi precisi: protagonismo degli imprenditori, visione strategica delle organizzazioni professionali, capacità di sinergia delle strutture economiche e di servizio. Ma ciò non basta se non si darà impulso ad una nuova politica agricola nazionale.
Nei prossimi giorni verranno pubblicati gli atti della Conferenza.