World Pasta Day, Cia Campania: intervenire per favorire filiera regionale
Mastrocinque: Psr penalizza coltivazioni cerealicole. Danneggiati imprenditori aree interne
Chiudere al più presto la filiera regionale della pasta. E’ la richiesta di Cia Campania in occasione della Giornata Mondiale della Pasta, regina indiscussa delle dieta mediterranea e simbolo globale del mangiar bene italiano.
La Campania è una delle regioni più importanti in Italia, sia per produzione di grano duro che di pasta. I consumi si assestano sui 28 kg a persona l’anno, posizionando i campani tra i primi consumatori di pasta al mondo. Purtroppo a una grande crescita qualitativa e quantitativa dell’industria campana, che oggi rappresenta il 15% dei 120 pastifici italiani e che è diventata sinonimo di qualità sui mercati esteri, non è seguita una crescita degli altri comparti della filiera.
“Per quel che riguarda la filiera cerealicola, il Psr va rivisto. Purtroppo -osserva Alessandro Mastrocinque, presidente di Cia Campania e vicepresidente nazionale- la misura principale di sostegno alle imprese agricole non ha ritenuto rilevante la filiera cerealicola in Campania. Le conseguenze di questa linea di indirizzo sul come utilizzare i fondi agricoli per lo sviluppo, ha escluso quasi completamente la produzione cerealicola e di conseguenza quasi tutto il territorio delle aree interne, creando dei criteri di accesso insuperabili per la maggior parte delle aziende cerealicole. Noi -prosegue- come Cia Campania ci stiamo impegnando affinché si possano porre in essere quanto prima azioni concrete di sostegno alle imprese per favorire la chiusura della filiera sul territorio”.
Nonostante tutte queste difficoltà, la Campania è tra le prime regioni produttrici in Italia di grano duro, in particolare nelle aree interne. Attualmente i seminati a grano sono circa 90.000, con una produzione stimata di circa 2 mln di quintali. Lo stoccaggio è il comparto che presenta maggiori criticità, soprattutto a livello dei centri di stoccaggio dei consorzi agrari, in alcuni casi quasi in abbandono.
“Andrebbe prevista una giusta premialità -aggiunge Mario Grasso, direttore di Cia Campania- per coloro che si impegnano a stoccare solo materia prima italiana e ancor di più campana”.
Le imprese cerealicole svolgono, inoltre, una funzione di presidio del territorio: la coltivazione della pasta assicura in quelle aree che, non avendo altre possibilità di coltivazione, andrebbero incontro a sicuri quanto costosi interventi di ripristino in caso di dissesti idrogeologici. Ricordiamo che le coltivazioni a seminativi interessano il 48,8% dei 549.530 di SAU (Superficie Agricola Utilizzata) del territorio campano.