Vinitaly: Cia Veneto, regione da record per produzione ed export vino
I dati dell'organizzazione alla vigilia dell'evento in programma alla Fiera di Verona
“Il settore vitivinicolo veneto è destinato a crescere in maniera esponenziale da qui al prossimo decennio”. Cia-Agricoltori Italiani Veneto mostra un quadro con molte luci alla vigilia del Vinitaly, in programma alla Fiera di Verona dal 2 al 5 aprile. Da diverso tempo il Veneto è la Regione leader del comparto a livello nazionale: nel 2022 sono stati prodotti 12 milioni di ettolitri (ovvero il 22,34% della produzione italiana, che conta, complessivamente, 53,7 milioni di ettolitri). Dietro troviamo la Puglia con 10,6 milioni di ettolitri, e l’Emilia Romagna, 7,4 milioni di ettolitri. La superficie viticola regionale ha raggiunto quasi i 100.000 ettari (+30% rispetto al 2021), investiti prevalentemente a Glera-Prosecco (36.150 ettari) e Pinot Grigio (16.020 ettari). Questi due vitigni, insieme, rappresentano oltre il 52% del vigneto regionale. Il Prosecco, in particolare, è la DOP che nel 2022 è cresciuta più di tutti nei mercati esteri con un +20,2% in valore e un +4% in volume; i bianchi del Veneto hanno fatto registrare un +7,3% di valore e un -7,6% di volumi, mentre i rossi un +2,7% di valori e un -3,5% di volumi. Eccellenti pure i numeri relativi all’export del Prosecco nei nuovi mercati esteri: la Corea del Sud ha registrato un +247% in volume nel periodo 2019-2022, la Bulgaria un +202%, la Lettonia un +216%, la Romania un +139% e la Lituania un +150%. Al netto di tali performance, analizza Cia Veneto, “oggi il tema chiave è la sostenibilità ambientale ed economica”.
A tale proposito da sempre Cia sostiene l’adozione della certificazione SQNPI, Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata (lo schema di certificazione volontario per tutti quei prodotti agricoli e agroalimentari ottenuti con tecniche di produzione integrata, cioè che privilegia l’uso di tecniche meno impattanti): “In un primo momento è stato considerato con sospetto dal mondo produttivo; oggi, invece, è ritenuto quasi un prerequisito essenziale”. I mercati e il consumatore, infatti, sono sempre più complessi ed esigenti, rapidi nei cambiamenti, oltre che attenti alla sostenibilità. Saper comprendere queste dinamiche e anticipare le richieste ci permetterà di dirigere i nostri sforzi in direzioni specifiche, rendendo più efficienti ed efficaci le nostre attività -spiega il presidente di Cia Veneto, Gianmichele Passarini-. Lavoriamo e viviamo in stretta connessione con l’ambiente che ci circonda, siamo chiamati alla tutela e al rispetto dello stesso”. Le politiche e la normativa comunitaria, si pensi al Green Deal Europeo e alla From Farm to Fork, ovvero dal produttore al consumatore, stanno già imponendo un progressivo cambiamento di rotta, di cui la recente approvazione dello Standard Unico per il settore vitivinicolo.
“Questo stesso comparto -aggiunge Passarini- è stato uno dei primi a cogliere l’importanza della sostenibilità e a dotarsi degli strumenti idonei, elaborando protocolli in grado di assicurare la conformità agli standard internazionali riconosciuti”. Una buona prassi che garantisce pure “la salvaguardia di migliaia di ettari di appezzamenti agricoli veneti. Ovvero di tutti quei terreni che, senza gli agricoltori, rischierebbero l’abbandono”.
“Quando viene a mancare il presidio dell’uomo -conclude il presidente di Cia Veneto- si innescano, a cascata, delle criticità in termini di dissesto idrogeologico e delle ingenti perdite economiche. Il tessuto locale, in ultima istanza, va difeso insieme alle Istituzioni competenti”.