Assemblea Cia, verso nuovo mandato: da valorizzazione territorio a innovazione sostenibile
Scanavino traccia il bilancio degli ultimi 4 anni e presenta il programma per i prossimi
La VII Assemblea traghetta Cia-Agricoltori Italiani verso il nuovo mandato e sancisce con il suo congresso una fase di rinnovamento per gli Agricoltori Italiani e l’intero settore.
4 ANNI DI CIA (2014-2018) - In dotazione al nuovo mandato -come raccontato dal presidente nazionale Dino Scanavino- la Cia porta un patrimonio di iniziative intraprese e traguardi raggiunti, rispondenti all’Agenda politica della presidenza Scanavino che, orientando gli obiettivi sui tre assets Impresa/Territorio/Mercato, ha dato vita nel 2014 a “Il Territorio come Destino”. Ciclo di approfondimenti tematici prima e documento poi, il cui valore risiedeva nel contributo apportato alla Carta di Milano di Expo. Al centro, l’intento epocale di rovesciare il tradizionale rapporto tra città e campagna, rilanciando il ruolo dei valori e delle identità che germogliano dall’agricoltura, oltre ai prodotti alimentari e ai servizi. Senza tale scatto di visione, non sarebbe stato possibile presentare ad Expo, sei mesi di proposte su temi come: biodiversità, cooperazione internazionale, affermazione di un’agricoltura multiruolo e proiettarsi verso l’idea di una rete mondiale, alternativa alla globalizzazione.
Il presidente nazionale Cia, citando lo slogan dell’Assemblea del 2016, “Agricoltura è tempo di cambiare”, ha sottolineato come in quell’occasione si sia messa mano alla semplificazione della rappresentanza e degli assetti istituzionali, ragionando in ottica di filiera e territorio, attraverso un percorso per una nuova logica di mercato, centrale poi nella Conferenza economica 2017 “Agricoltura crea valore: Europa/territorio/mercato”. La Cia, nella conferenza, si è impegnata nel sollecitare politiche sui migranti, contrastare i dazi, oltre che i conflitti. Per quanto riguarda il Territorio, motore della filiera alimentare italiana, ha chiesto una maggiore attenzione per le aree interne e le zone terremotate anche in sede di revisione delle politiche Ue. Tra le buone pratiche del rapporto territorio agricoltura è stata citata quella del Gruppo Petti S.p.A che deve il suo successo alla rete di produttori toscani di pomodoro. “La materia prima è per noi una priorità. -Ha spiegato nel suo intervento Pasquale Petti, Ceo del Gruppo Petti S.p.A.- Possiamo contare su un pomodoro buono, solo toscano, coltivato con i più moderni criteri temporali di semina e raccolto, per assicurare qualità garantita a livello di prodotto bio. Un prodotto che vogliamo portare nel mondo e assicurare nel tempo agli imprenditori agricoli dell’Asport, un supporto finanziario in anticipazione, utile anche ad introdurre innovazione tecnologica”.
SCENARIO ATTUALE - L’Italia sta affrontando grandi sfide, alle prese con almeno tre crisi imponenti dovute all’assenza di politiche sui migranti, introduzione dei dazi e ai conflitti. “E l’Italia non può affrontarle da sola. -Questo il contenuto del videomessaggio di Paolo Magri, vicepresidente esecutivo e direttore ISPI. La partita che può svolgere il nostro Paese è solo in Europa. No ho fiducia che quest’ultima possa risolvere i conflitti; credo bensì in un’Europa che riesca a prendere posizione chiara a sostegno del libero commercio internazionale, che non lasci questo ruolo alla Cina. Credo in una Europa in grado di fare nuovi accordi commerciali con Canada, Giappone e America Latina, con regole chiare a tutela di settori strategici del nostro Paese”.
“Negli ultimi cinque anni -ha replicato a Magri, Scanavino- mentre le imprese italiane sono diminuite del 2,7% quelle straniere hanno registrato un +25,8%. In agricoltura il valore aggiunto agricolo realizzato dagli immigrati ha superato i 5,5 miliardi di euro (16,7% del PIL agricolo). Occorre passare velocemente dalle politiche per l’immigrazione a quelle della integrazione. Noi abbiamo venduto nel mondo qualità”. Ha incalzato il presidente nazionale Cia, d’accordo con Magri sull’esplorare nuovi mercati. Infine, Scanavino, è giunto al nocciolo della sostenibilità con dati che smentiscono gli allarmismi che vedono l’agricoltura come ‘’il grande inquinatore’’. Dal 2003 al 2015, l’agricoltura italiana ha ridotto l’utilizzo di pesticidi del 27%, di erbicidi (31%) fungicidi (-28%). In venti anni (1990-2010) si sono ridotte le emissioni di CO2 del 25%, mentre -ha concluso- il contributo dei trasporti è aumentato del 17%; +5% processi industriali”.
PROPOSTE FUTURE - Chiamati a fornire spunti di riflessione anche Michele Morgante, professore di Genetica (Uniud) e direttore scientifico Genomica Applicata e Filippo Renga, direttore Osservatorio Smart AgriFood (PoliMi e UniBS), interlocutori chiave nel tracciare la visione sul futuro tecnologico ed innovatore. “Occorre continuare a migliorare nelle varietà.” -Ha indicato Michele Morgante che ha poi aggiunto: “Le tecnologie di miglioramento genetico (cisgenesi e genome editing) offrono oggi delle opportunità importanti e adatte alle nuove sfide, in primo luogo climatiche. Bisogna investire in conoscenza, nel miglioramento genetico e nel metodo per consentire il trasferimento dai laboratori al campo. Ciò detto -ha concluso- l’Europa deve fare la sua parte e rendere la normativa non appannaggio dei soli grandi gruppi”.
A Filippo Renga il compito di dipanare il tema dell’agricoltura 4.0. “Prevediamo grandi crescite, tenuto conto degli investimenti con un mercato che raggiunge i 100 milioni di euro. Ciò richiederà nuove competenze e consentirà di valorizzare l’agricoltura italiana, puntando sulla sua distintività”.
Con lo slogan ‘’Innovare per uno futuro sostenibile” la Cia guarda al domani e al prossimo mandato della Presidenza, chiedendo alla politica di essere stringente su questi temi, sull’innovazione con le sue varie implicazioni, tecnica, organizzativa e di processo, di mercato e di prodotto; innovazione che guardi anche al sociale e che contribuisca alla revisione della Pac e della rappresentanza.