14 Aprile 2004
Tavola rotonda della Cia su agricoltura e caccia
Su iniziativa della Cia si è svolta oggi a Borgo S.Lorenzo (Firenze), presso Villa Pecori Giraldi, una tavola rotonda sul tema "L'agricoltura e la caccia. Impresa agricola, attività venatoria, conservazione del patrimonio faunistico". I lavori, introdotti dal presidente della Cia Toscana Enzo Pierangioli, sono stati presentati dal vicepresidente nazionale della Cia Mino Rizzioli, che ha messo in risalto le problematiche oggi sul tappeto nel contesto del rapporto caccia-agricoltura-ambiente.
Alla tavola rotonda, moderata da Lorenzo Tosi, giornalista di "Terra e vita", hanno partecipato Marino Berton, responsabile politiche venatorie della Cia, Francesco Postorino, della Confagricoltura, Alessio Mugnaini, della Coldiretti Toscana, Fausto Prosperini, presidente nazionale della Federcaccia, Osvaldo Veneziano, presidente nazionale dell'Arcicaccia, Nino Morabito, di Legambiente, Silvano Toso, dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica, l'on. Lino Rava, della commissione Agricoltura della Camera, e Lorenzo Zirri, consigliere regionale della Toscana. L'incontro è stato concluso dal presidente nazionale della Cia Massimo Pacetti.
Quindi, un confronto serio e articolato tra i rappresentanti nazionali delle associazioni venatorie, del mondo agricolo, dell'associazionismo venatorio, delle istituzioni nazionali e regionali. Un confronto che ha permesso di focalizzare gli attuali problemi e che ha indicato percorsi da seguire per garantire un rapporto equilibrato tra caccia, agricoltura e ambiente.
D'altra parte, In questi ultimi tempi il dibattito sull'esercizio dell'attività venatoria e la tutela del patrimonio faunistico ha suscitato un nuovo interesse. Alla Camera dei Deputati -è stato evidenziato nel corso della tavola rotonda- sono state presentate numerose proposte di legge per modificare la legge quadro sulla caccia n° 157 del 1992. Si sono succedute numerose iniziative e convegni e il ministero delle Politiche agricole ha annunciato una proposta di legge di iniziativa governativa.
In questo quadro la Cia -è stato detto durante la manifestazione odierna- è chiamata ad esprimersi per affermare il proprio punto di vista su un tema che direttamente e indirettamente coinvolge il mondo agricolo e le imprese.
L'approccio della Cia al tema della protezione della fauna selvatica e dell'esercizio venatorio è correlato a due aspetti fondamentali:
- in generale, nel quadro delle politiche che interagiscono con lo sviluppo e la tutela del territorio e delle risorse naturali, ivi compreso il patrimonio faunistico nazionale;
- nello specifico, dal punto di vista degli interessi espressi dagli imprenditori agricoli che rappresentiamo .
Le considerazioni della Cia in tema di attività venatoria e politiche per la gestione delle risorse faunistiche -come è stato puntualizzato oggi- possono così essere sintetizzate. La legge quadro nazionale 157/1992 rappresenta un riferimento imprescindibile per i principi in essa espressi. In particolare, quelli previsti nell'art. 1 "…." e nell'art. 14 relativo alla gestione programmata della caccia per ambiti territoriali definiti, partecipazione del mondo agricolo e ambientale alla gestione degli ambiti .
A più di dieci anni dalla promulgazione della legge quadro nazionale sulla caccia, non è stata mai presentata in Parlamento -è stato rilevato- la prevista relazione annuale sullo stato di attuazione ( art.35), salvo il documento presentato alla Commissione e riferito al periodo 1997 . Quindi , prima di affrontare il tema della riforma della legislazione nazionale vigente, sarebbe saggio ed opportuno, secondo la Cia, avere un quadro certo e compiuto sullo stato di attuazione, un monitoraggio sul funzionamento e la attivazione degli ambiti di caccia ( art. 14) articolato per tutte le regioni e province, informazioni precise sulla diffusione delle Aziende faunistico-venatorie e delle agri-turistico-venatorie (art. 16), notizie circa il risarcimento dei danni prodotti dalla fauna selvatica e dall'attività venatoria (art. 26) E', dunque, difficile esprimere un giudizio compiuto sulla sua operatività e sull'opportunità di avviare un processo di riforma, anche nel rispetto del principio: conoscere per deliberare.
Ciò nonostante, la Cia ritiene opportuno che si debba tener conto delle modificazioni che si sono manifestate nel corso degli anni circa il patrimonio faunistico nazionale ed in particolare per i cinghiali e i cervidi ed alcune altre specie, la cui proliferazione, in assenza di predatori naturali, in talune aree, provoca problemi alle aree agricole e forestali e necessita di una riconsiderazione sulla opportunità del prelievo faunistico.
Anche a seguito del pronunciamento della Corte Costituzionale e della modifica del titolo V della Costituzione è ancor più evidente che in materia venatoria va tenuto conto che vi sono competenze legislative articolate a livello europeo, nazionale e regionale.
In ogni caso la Cia è interessata alle politiche venatorie per i riflessi che queste hanno sulle politiche di gestione del territorio agricolo e forestale e sulla opportunità offerte alla multifunzionalità delle imprese agricole, anche alla luce degli indirizzi della politica agricola comunitaria e della legge di orientamento.
La Cia -si è detto nella tavola rotonda- è inoltre interessata alle politiche per il mantenimento della biodiversità e agro-ambientali legati alle Direttive Cee 409/79 sulla protezione degli uccelli selvatici e alla Direttiva habitat (Sic e Zps) Rete Natura 2000.
In sostanza, la Cia pone particolare attenzione:
- alla partecipazione attiva dei rappresentanti delle categorie agricole alla gestione degli ambiti territoriali di caccia ( come previsto al comma 10 dell'art. 14 L.157/92)
- a sviluppare e promuovere le opportunità che l'esercizio e la gestione della fauna cacciabile può offrire alle imprese agricole : aziende faunistico venatorie, aziende agri-turistico venatorie, allevamenti fauna selvatica, campi addestramento cani , centri di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale, così come previsto dall'art. 10 comma 12 e dell'art. 16 della legge nazionale, azioni di ripristino ambientale a scopo di ripopolamento, ecc
Da più parti, comunque, vengono segnalati ritardi nella liquidazione dei danni alle colture agrarie causati dalla fauna selvatica. Anche le modalità ed i criteri di accertamento del danno evidenziano problemi e sperequazioni. Per questo la Cia chiede con forza che i danni vengano risarciti integralmente e non, come ora avviene, con contributi che coprono una percentuale veramente irrisoria del danno reale. E nello stesso tempo la confederazione auspica criteri e regole che possano concretamente attivare azioni di prevenzione del danno.
La Cia ritiene sia necessario intraprendere una iniziativa più efficace per la riduzione della proliferazione incontrollata di talune specie ( ungulati e volatili) che creano danni alle coltura agrarie e alle produzioni ittiche, incentivando la prevenzione e l'autodifesa peraltro già prevista dall'art. 19 secondo comma della legge nazionale ma scarsamente applicata.
La Cia, nel ribadire il pieno rispetto dell'autonomia delle associazioni venatorie , è dell'avviso -come è stato indicato nell'incontro di Borgo S.Lorenzo- che talune questioni specifiche legate ad aspetti particolare dell'esercizio sportivo e ricreativo della caccia debbano essere oggetto di un confronto diretto tra le stesse associazioni venatorie e le istituzioni nazionali, regionali, provinciali. Ciò nonostante, la ritiene che non si possa prescindere dalla salvaguardia del lavoro delle imprese agricole e dalla corretta gestione del territorio.
Nelle sue conclusioni, il presidente della Cia Massimo Pacetti ha evidenziato l'importanza dell'iniziativa sottolineando, tra l'altro, che le modifiche che sono intervenute in agricoltura e le problematiche ambientali impongono un approccio positivo con il mondo venatorio e una salvaguardia del patrimonio faunistico.