05 Ottobre 2011
Tabacco: in Umbria sarà un "autunno caldo". Rischio di abbandono della coltura senza un congruo aumento dei prezzi
Nei giorni scorsi si è tenuta a Città di Castello, presso l'Hotel Le Mura, una riunione molto partecipata di tabacchicoltori umbri; erano presenti in particolare molti soci conferitori delle cooperative dell'Alto Tevere. Nel corso dell'incontro si è discusso delle prospettive di sviluppo del settore tabacco; si è sottolineato il pesante ritardo di Agea nel pagamento delle annualità 2010-2011 delle misure agroambientali del Psr e si è, infine, trattato delle ultime novità riguardanti il comparto oltre che dell' andamento produttivo registrato quest' anno in riferimento alla imminente definizione dei prezzi.
A tal proposito tutti gli intervenuti hanno espresso una forte preoccupazione per la crescita esponenziale dei costi di produzione, dovuta sia alla particolare contingenza economica sia all' andamento siccitoso dell' annata. I produttori hanno tutti dichiarato che, in assenza di un adeguato prezzo di mercato, le aziende non riusciranno a far fronte al consistente aumento dei costi registrato quest'anno, mettendo pericolosamente a rischio il loro reddito e quello dell'indotto.
Le imprese di trasformazione dovranno quindi fornire a tutto il mondo della produzione, senza distinzioni, un segnale chiaro di disponibilità garantendo un adeguato livello dei prezzi. A tal proposito è essenziale l'assunzione di responsabilità delle grandi manifatture che nei mesi scorsi hanno più volte espresso, in sede nazionale, la loro volontà di sostenere l'impegno dei tabacchicoltori.
"Invitiamo queste grandi imprese -hanno dichiarato i dirigenti regionali della Cia e della Confagricoltura- a dimostrare ora la loro coerenza passando dalle parole ai fatti". Una presa di posizione che Cia e Confagricoltura avevano ribadito anche all'incontro in Regione con la II Commissione Attività produttive sulle problematiche del tabacco.
"E' evidente a tutti -secondo le due Organizzazioni agricole- che, senza un segnale forte da parte dell'industria di trasformazione, vi sarebbe un consistente abbandono della coltivazione di tabacco con tutte le prevedibili conseguenze sull'occupazione e sull'intera economia della nostra regione".