Tabacco: Cia e Confagricoltura fanno il punto con ministra Bellanova
Focus su Distretto Altotevere. Da Città di Castello appello per rinnovo contratto con multinazionali per salvaguardare lavoro
Tantissimi produttori e lavoratori del tabacco, ma anche piccoli imprenditori e operai della trasformazione. L’incontro sul futuro del tabacco in Italia, organizzato a Città di Castello da Cia-Agricoltori Italiani Umbria e Confagricoltura Umbria con la ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, è stato animato e partecipato. Anche per la presenza dei due presidenti nazionali delle organizzazioni: Dino Scanavino e Massimiliano Giansanti.
Al centro dell’appuntamento, presso la sede di TTI, Consorzio Trasformatori Tabacco Italia, un focus sul Distretto del tabacco dell’Altotevere, che -come è stato spiegato- è composto non solo da aziende agricole di produzione, ma comprende anche un indotto ben più ampio, in un’ottica di filiera completa. Con peculiarità specifiche, come gli sforzi verso la sostenibilità ambientale e sociale attraverso i continui e ingenti investimenti su ricerca, innovazione e utilizzo di energia da fonti rinnovabili. Oltre il 70% del valore aggiunto del tabacco resta sul territorio, generando posti di lavoro e benessere economico.
Inoltre, nonostante si sia investito molto in nuove filiere produttive come ortofrutta, nocciolo e rinnovabili, così come sulle infrastrutture di trasformazione e in importanti contratti commerciali, il settore del tabacco rimane l’unico a garantire lavoro dignitoso, alto impatto economico nel territorio, sinergia di distretto con le eccellenze della metalmeccanica e i fornitori di mezzi tecnici. Buone pratiche agricole, autocontrollo, rispetto delle regole su lavoro, salute e sicurezza e tracciabilità del prodotto sono diventate ormai le regole che si è dato il settore per produrre, trasformare ed esportare il tabacco italiano.
Per questo, da Cia e Confagricoltura, anche attraverso i presidenti regionali Matteo Bartolini e Fabio Rossi, è arrivato l’invito alla ministra a rinnovare gli accordi tra il Mipaaf e le multinazionali del tabacco, che hanno portato negli ultimi anni a una profonda razionalizzazione del settore e a un forte impatto socio-economico nel distretto dell’Altotevere e nelle altre zone tabacchicole del nord e sud Italia.
“Siamo in un luogo in cui l’agricoltura ha dimostrato di saper essere all’avanguardia -ha affermato il presidente Cia Dino Scanavino- Qui abbiamo fatto innovazione, ricerca, aggregazione e trasformazione, lavorando con ampio spazio all’interno della filiera. Oggi ci troviamo di fronte a due situazioni: da un lato, il tabacco che è visto come un prodotto lesivo della salute, dall’altro siamo in presenza di una organizzazione commerciale in mano a pochi soggetti che hanno visioni che non coincidono con le nostre necessità. Noi abbiamo bisogno di qualificare non solo il prodotto tabacco italiano, ma il sistema italiano del tabacco, che dà lavoro e produce alta qualità. Questo è l’elemento su cui dobbiamo lavorare insieme al governo e al ministro -ha proseguito Scanavino-. Dobbiamo costruire strategie che consentano di continuare a crescere, non di sopravvivere, guardando anche in direzioni diverse dall’utilizzo tradizionale del tabacco. I contratti devono essere rinnovati, prevedendo quantità e remunerazione adeguate. Vogliamo lavorare all’interno di accordi aperti ai quali possono aderire tutti i produttori”. Oggi “siamo in presenza di un contratto firmato presso il Ministero dello Sviluppo Economico che probabilmente è da attenzionare da parte dell’Antitrust: è un contratto chiuso, tra una multinazionale e un’organizzazione professionale, sottoscritto all’interno di un ministero, che non rende giustizia al lavoro, alla qualità e alla capacità dei produttori del tabacco in Italia. Cia -ha quindi concluso Scanavino- è disposta a lavorare apertamente e con lealtà per un settore che non è ancora in crisi, ma potrebbe entrarci presto. Servono, da qui in avanti, più soggetti, anche istituzionali, che prendano in mano la situazione e che garantiscano che quanto fatto fino ad oggi, con sacrificio e impegno, possa continuare la strada del successo”.
“Il valore della terra e quello del lavoro sono due aspetti fondamentali del nostro settore -ha aggiunto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti- e in una terra, come questa, dove si coltiva tabacco, così come in tutte le altre terre italiane in cui si coltiva tabacco, non c’è un’alternativa: dobbiamo credere in questa filiera, che crea lavoro ed è in grado di riconoscere il valore del lavoro degli uomini e delle donne. Intorno a questa filiera, non possiamo guardare solo il valore negativo del fumo, ma dobbiamo mettere sulla bilancia anche quello che di positivo facciamo. A volte si tende a misurare solo quello di negativo che c’è nell’agricoltura e invece dobbiamo guardare a ciò che c’è di positivo: siamo i primi che portano rispetto all’ambiente, siamo i primi a dare lavoro e a darlo non in città, cosa sarebbe l’Italia senza l’agricoltura? C’è assolutamente necessità -e nel minor tempo possibile- di definire la visione e il futuro di un settore fondamentale come quello del tabacco, insieme alle industrie del tabacco che ancora non hanno firmato il nuovo contratto. Oggi più che mai c’è la necessità di sedersi intorno a un tavolo e definire la strategia per l’economia di queste zone. Il passaggio successivo deve essere poi la lotta alla contraffazione -ha continuato Giansanti-. Il tabacco italiano ha un valore e un prezzo che non può essere equiparato a quello prodotto in altri paesi senza nessun controllo sulla forza lavoro o sui prodotti della chimica, su cui invece noi siamo rigorosi, e che non garantiscono una qualità minimamente paragonabile alla qualità del tabacco italiano”.
“Questo è un settore importante per il nostro Paese e il tabacco dell'Alto Tevere fa parte del patrimonio non solo paesaggistico ma identitario e culturale del territorio -ha spiegato la ministra Teresa Bellanova-. Un comparto importante, capace in questo territorio di fare aggregazione, di organizzare un rapporto diverso con la trasformazione, di razionalizzare la filiera. Naturalmente tutto questo non basta e bisogna affrontare il rapporto con le multinazionali. Abbiamo fissato l'incontro con Japan Tobacco International per il 30 ottobre prossimo e il 31 con British American Tobacco. In quella sede, discuteremo del rinnovo degli accordi. Sarà una discussione tecnica, con l'obiettivo chiaro di tutelare i produttori agricoli di tabacco italiani. Voglio essere chiara: noi non possiamo accettare accordi al ribasso. Chi realizza 2,6 miliardi di euro di fatturato netto in Italia deve acquistare tabacco italiano”. L’impegno del governo, ha sottolineato il ministro, “è quello di intervenire nel settore agricolo complessivamente, come abbiamo fatto già nella legge di bilancio, con iniziative come il blocco dell’Irpef per il 2020 o le misure per il ricambio generazionale e l’occupazione delle donne nel settore. Se non portiamo innovazione e rafforziamo il reddito dei produttori -ha chiosato Bellanova- rischiamo di non essere credibili, cerchiamo di lavorare con grande impegno e determinazione per dare risposte a chi da questo settore trae reddito e contribuisce a fare forte l’Italia nel mondo”.