Suolo: in Italia sostanza organica scesa al 2%. Si rischia il deserto
Giornata mondiale contro desertificazione e siccità. "Cibo, Mangimi e Fibre" il tema Onu per l'edizione 2020
L’Italia perde sempre più sostanza organica contenuta nel terreno. Si è arrivati al 2%, valore che fa temere il deserto. A ricordarlo sono le stime Cnr-Anbi, in occasione della Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità che per iniziativa delle Nazioni Unite ricorre, ogni anno, il 17 giugno.
Tra le aree più a rischio, il 70% sono in Sicilia, il 58% in Molise, il 57% in Puglia e il 55% in Basilicata. Umbria, Abruzzo, Marche, Emilia-Romagna, Campania e Sardegna ne contano tra il 30 e il 50%. Insomma, potrebbe non essere più coltivabile il 20% del territorio italiano. Il pericolo desertificazione, precisa Anbi, incombe sul 52% del Paese e l’11% ne risulta già colpito.
Con il tema “Cibo, Mangimi e Fibre” (Food-Feed-Fibre) la Giornata odierna che torna a promuovere la consapevolezza degli sforzi internazionali nel combattere la desertificazione e gli effetti della siccità, vuole ulteriormente sensibilizzare su quelle forme non sostenibili di produzione e consumo che contribuiscono a degrado dei suoli e consumo di risorse idriche.
Da parte delle Nazioni Unite, il punto sulle responsabilità, perché desertificazione e siccità sono il risultato delle azioni dell’uomo e dei conseguenti cambiamenti climatici. Al centro, la lotta allo sfruttamento eccessivo e inappropriato degli ecosistemi delle terre aride, deforestazione, pascolo eccessivo e cattive pratiche, ma anche povertà e instabilità politica.
L’Onu riporta l’attenzione sulla relazione tra consumi, sfruttamento di suolo e desertificazione e fissa, in qualche modo, degli alert temporali su cui lavorare. Il 90% degli ecosistemi potrebbe essere modificato entro il 2050 e la produzione alimentare richiederà ulteriori 300 milioni di ettari di terra entro il 2030. Lo sfruttamento di terreno corre parallelamente all’aumento delle emissioni che, incidendo sui cambiamenti climatici, provocano ulteriori stravolgimenti agli ecosistemi.
Le strade da percorrere sono presto dette. La prima, quella indicata dal Green Deal Ue con le strategie Farm to Fork e Biodiversità, dà appuntamento al 2030 e chiede l’aumento del 25% della superficie ad agricoltura bio entro questa data e l’integrazione tra attività economiche e protezione degli ecosistemi. Un primo passo importante, sebbene resti da capire come le risorse a disposizione saranno redistribuite. Ferma restando, la necessità di continuare a valorizzare ancora di più l’agricoltura, senza penalizzarne la produzione.