06 Dicembre 2023 | dal Territorio

Suolo: Cia Veneto, fermare subito la cementificazione diffusa

#ambiente #agricoltura #suolo
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L'appello nella lettera aperta del presidente Passarini in occasione della Giornata mondiale dedicata

Sono anni che ci battiamo in ogni sede opportuna al fine di fermare la cementificazione diffusa. Gli ultimi dati dell’Ispra mostrano un quadro molto sconfortante: l’11,8% del suolo della regione Veneto è stato irrimediabilmente consumato. Ora, immediatamente, siamo chiamati ad invertire la tendenza. In primo luogo, per centrare gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile. Che passa anche per la salvaguardia dei nostri appezzamenti agricoli e dei paesaggi. Il boom del cemento si registra soprattutto in città e nelle aree della prima cintura. Questi numeri impongono una seria riflessione: quale futuro stiamo costruendo, in particolare per le nuove generazioni? Il primario, che nell’ultimo decennio ha acquisito un valore aggiunto (si pensi, oltre che alla produzione di cibo, al turismo rurale, all’enoturismo, all’enogastronomia e alla miriade di altre situazioni ad esso riconducibili), deve essere rimesso al centro dell’azione politica, a livello locale, nazionale ed europeo.

Appositi studi scientifici hanno ampiamente dimostrato che la desertificazione causa un aumento esponenziale dei costi dei terreni agricoli e comporta l’impossibilità per le aziende di poter ingrandire o avviare un’attività. Ma soprattutto è a rischio il sistema di tenuta idrogeologico; in caso di eventi eccezionali, le acque meteoriche non vengono drenate in maniera corretta e finiscono per arrecare danni ingentissimi alle coltivazioni. In svariate occasioni abbiamo presentato la proposta, pure attraverso un confronto diretto con i sindaci, della stesura di bilanci dei consumi del suolo. Si tratta di strumenti finalizzati al riutilizzo degli spazi e degli edifici mediante degli specifici incentivi. In pratica, una progettazione partecipata del territorio che metta insieme le diverse esigenze infrastrutturali ed economiche.

Chiediamo poi di non cambiare la destinazione d’uso degli appezzamenti ancora liberi nell’ambito dei futuri piani degli interventi comunali. Un modo, questo, per conservare pure il paesaggio circostante. Proponiamo, inoltre, di sviluppare le infrastrutture già esistenti, migliorandole, piuttosto che realizzarne di nuove. Da diverso tempo, infine, portiamo avanti l’istanza di una legge nazionale contro il consumo di suolo e la redazione di un piano, strutturato e sinergico, di prevenzione e manutenzione su tutto il territorio nazionale, fragile per il 94%. Adesso o mai più.