Stati Generali: Cia, agricoltura sia al centro del rilancio economico
Settore strategico in emergenza sanitaria, ora motore di crescita su lungo periodo
L’emergenza Covid-19 ha mostrato con tutta evidenza come il settore agricolo non sia residuale nel contesto socio-economico italiano, ma rappresenti il motore dello sviluppo e della crescita del Paese. Ha garantito l’approvvigionamento di beni alimentari durante il lockdown; ora, rientri, quindi, a pieno titolo nel piano di rilancio economico dell’Italia. Così il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino ricevuto dal premier Conte nell’incontro agli Stati Generali di Villa Pamphili.
Per Cia, infatti, la straordinarietà della crisi causata dalla pandemia, non consente un approccio ordinario, mentre è necessario che le istituzioni e la politica, superino rivendicazioni e opportunismi per dare forma credibile a un progetto più ampio che consideri l’agricoltura centrale e avanzi secondo una visione chiara e di lungo periodo.
Gli Stati Generali, sostiene Cia, devono far proprio quest’impegno anche per confermare al settore agroalimentare che oggi vale 205 miliardi, di essere sulla stessa lunghezza d’onda, comprendendo gli sforzi sostenuti negli ultimi mesi per far fronte a perdite e difficoltà e riconoscendo l’opportunità di una ricostruzione, mai avvenuta dal dopoguerra a oggi.
“Sono due le strade principali da percorrere in parallelo -è intervenuto all’incontro, il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino-. Quella europea che deve vedere l’Italia ben posizionata nel contesto delle politiche comunitarie, definite dal Green New Deal e con le strategie Farm to Fork, Biodiversity e Next Generation Eu. Non è una sfida tutta agricola e ambientale. La transizione a un nuovo sistema agroalimentare europeo più digitale e verde, infatti, chiama alla sfida per la sostenibilità, l’intera programmazione del rilancio dell’Italia”.
“L’altra strada -ha poi aggiunto Scanavino- è quella tutta italiana di creare le condizioni favorevoli allo sviluppo e al rafforzamento dei sistemi produttivi territoriali. Il concetto di filiera non può, infatti, esaurire in sé il modello produttivo agricolo italiano, perché l’agricoltura del nostro Paese si compone di tante agricolture, molto diverse per dimensioni economiche e di superficie, per strategie commerciali e forme di conduzione aziendale. Ed è proprio il segmento delle piccole e medie imprese che rappresenta la parte più dinamica del nostro Paese e sul quale puntare con investimenti adeguati”.
“Così come -ha chiarito Scanavino- il ruolo dell’agricoltura si evolve oggi in molte direzioni, non solo quella produttiva che resta evidentemente centrale, ma in quello di protagonista nello sviluppo economico e sociale dei territori rurali”.
“'Il Paese che Vogliamo' -ha precisato Scanavino, citando il progetto di Cia sulle aree interne- vuole un cambio di rotta, con una strategia di sistema condivisa tra tutte le forze e risorse socio-economiche, espressione dei territori italiani. L’agricoltura può fare da perno dello sviluppo integrato di altri settori economici e produttivi in un’ottica di sistemi interconnessi, in grado di costruire percorsi di efficientamento produttivo sostenibile”.
“Cia-Agricoltori Italiani -ha concluso il suo presidente nazionale, Dino Scanavino- si candida a esserne il promotore attivo nei territori, tra Enti e Istituti locali, imprese, società e mondo della ricerca. La ripartenza, su cui lavorare, passa per più adeguate politiche di governo del territorio, ammodernamento infrastrutturale, strategie di 'conversione ambientale' per una gestione sostenibile di suolo e fauna selvatica. Serve lo sviluppo di un nuovo paradigma tecnologico per l’agricoltura e di ‘reti d’impresa territoriali’ che possano puntare non solo sulla valorizzazione delle tipicità agricole e alimentari, ma anche su un piano di investimenti sul 'turismo esperienziale' che contempli gli agriturismi. Infine, occorrono filiere sempre più solide di qualità certificata, per rendere più forte il Made in Italy nel mondo”.