28 Luglio 2003
Siccità: anno nero per funghi, tartufi, nocciole e castagne. In autunno più cari anche i dolci.
La Cia prevede un anno di magra per le produzioni tipicamente autunnali. Si ricorrerà all'import e i prezzi al dettaglio saranno da capogiro: 300 euro per un etto di tartufo nero.Gli effetti negativi della siccità sembrano non finire mai. La terra -sostiene la Confederazione italiana agricoltori- sembra aver perso le sue difese immunitarie infatti anche le recenti precipitazioni del nord Italia non hanno prodotto effetti benefici all'agricoltura.Ora guardando alla fine dell'estate e al prossimo autunno la Cia analizza ciò che potrà accadere per produzioni tipiche come funghi, tartufi, nocciole e castagne. Nulla di buono -sottolinea la Cia- infatti nel caso di funghi naturali come porcini, ovoli, finferli, chiodini, colombine, trombette, sanguinelli, cardoncelli, si registra un sottobosco arido e irrimediabilmente infruttuoso. Quindi, con il perdurare della siccità, la produzione di queste specie sarà vicina allo zero. In particolare il porcino che nelle sue quattro specie pregiate è quello più commercializzato, mediamente ha una produzione che copre solamente il 5 per cento sull'intero prodotto fresco commercializzato, il restante 95 per cento del prodotto consumato in Italia arriva dai paesi dell'Est europeo, da Sud Africa e dal Marocco. E' facilmente ipotizzabile che quest'anno la produzione italiana non arriverà a coprire il 3 per cento della richiesta, ed il porcino (nazionale ed estero) arriverà con un prezzo al dettaglio vicino ai 40 euro al chilo. Per quanto riguarda i tartufi, quello nero d'estate è praticamente introvabile, anche se si tratta della tipologia di minor pregio. Gli altri che dovrebbero nascere dopo settembre, stante tale situazione siccitosa, potrebbero registrare un calo produttivo dell'80 per cento con prezzi che arriveranno a sfiorare i 250 euro l'etto. Anche in questo caso si farà ricorso all'approvvigionamento dall'estero, in particolare dall'ex Jugoslavia e il prezzo di questo prodotto si aggirerà intorno ai 100 euro al chilo con variazioni a seconda delle pezzature.Preoccupante -secondo la Cia- il drastico calo produttivo delle nocciole a causa della siccità, al Nord Italia non si arriverà al 50 per cento della produzione media con inevitabile ripercussione sul prezzo al consumo che dovrebbe essere più alto delle attuali 6/7 euro al chilo. Probabili, quindi, rincari per dolci e creme artigianali a base di nocciola.Differente è il discorso per le castagne dove il cinipide (parassita di origine cinese) ha aggredito le piante, deformando i frutti rendendoli non commestibili, risultando più devastante della siccità. La Cia spiega che l'Italia è il maggior produttore di castagne in Europa, seguita da Spagna, Portogallo e Grecia. L'Italia copre più del 15 per cento della produzione mondiale, mentre Cina, Corea del Sud e Turchia, ne coprono complessivamente quasi il 60 per cento. La produzione media di castagne e marroni degli ultimi 20 anni in Italia va dalle 50 mila alle 70 mila tonnellate, per quest'anno si prevede una flessione di circa il 30 per cento. Conseguenze si avranno anche sul prezzo finale del prodotto fresco e dei dolci a base di castagne. Infatti, l'industria dolciaria assorbe ogni anno oltre 7.500 tonnellate di produzione castanicola.