Razza piemontese: Cia Cuneo, segnali di ripresa. Ma crisi non è alla spalle
"Questo per la carne bovina piemontese è certamente il miglior Natale degli ultimi anni, i prezzi sono tornati a salire e il mercato ha dato segni di ripresa, ma la crisi del settore è ben lontana dal dirsi superata. Nel solo 2024, la Piemontese ha perso in provincia di Cuneo oltre cinquemila fattrici, per cui il rialzo delle quotazioni può essere banalmente spiegato in gran parte dalla carenza di prodotto sul mercato, il che non è comunque un buon segnale, perché vuol dire che molti allevamenti hanno chiuso o si sono dovuti riconvertire su altre produzioni. Di fatto, le aziende zootecniche del comparto non hanno più la forza di investire e sono strozzate dai costi di produzione alle stelle, che mettono a forte rischio la sopravvivenza soprattutto delle realtà a dimensione famigliare". Così il vicedirettore vicario e responsabile provinciale del settore zootecnia di Cia Cuneo, Silvio Chionetti, sintetizza il comune sentire degli allevatori della piemontese, chiamati a raccolta alla Fiera del Bue Grasso di Carrù e alla Fiera di Santa Lucia a Ceva, i due irrinunciabili appuntamenti di fine anno del settore.
"La boccata d’ossigeno dei prezzi -osserva l’allevatore Carlo Isaia di San Pietro del Gallo che insieme alla figlia ha portato a casa il primo premio a Carrù nella categoria Vacche- non risolve decenni di carenze. La verità è che mancano i vitelli perché le aziende stanno chiudendo. L’Europa ha sbagliato a incentivare gli investimenti e continua a farlo, non tenendo conto che le aziende sono stremate e non ce la fanno più a indebitarsi. E poi c’è l’adeguamento alle normative ambientali che peserà moltissimo sui bilanci aziendali, soprattutto per le aziende zootecniche di pianura".
Gli fa eco Renato Cogno, allevatore di Carrù, i cui capi a Ceva hanno conquistato due primi posti, nelle categorie Maschi sotto i 24 mesi e Vitelli castrati, più diversi altri riconoscimenti sia a Ceva che a Carrù: "E’ vero che i prezzi hanno ripreso quota -dice Cogno- ma non siamo ancora sui livelli del passato, perché il potere di acquisto oggi è molto minore, a causa dello straordinario aumento dei costi di produzione. Molte aziende non riescono più a restare sul mercato".
Pietro Baralla, allevatore di Saliceto, con agrimacelleria "La Genuina" a Ceva, è salito sul gradino più alto del podio a Ceva grazie ad un suo capo di 8 quintali nella categoria Manzi giovani e, in più, si è aggiudicato il Premio Città di Ceva per l’agrimacelleria: "La commercializzazione diretta -spiega Baralla- è una scelta impegnativa, ma che paga. Fondamentale rimane offrire un prodotto di alta qualità, per questo nel mio caso i bovini sono alimentati e trattati in stalla come una volta, non in box. Non utilizzo insilati, né pastoni, solo mais, orzo, soia, pisello proteico e fieno da prati stabili. Il consumatore sa riconoscere la differenza e si fidelizza. E’ la strada vincente".
Intanto, il direttore provinciale di Cia Cuneo, Igor Varrone, si complimenta con Fabio Bottero presidente di Zona di Cia a Mondovi, esperto e membro di commissione sia a Ceva che a Carrù, i premiati e, in generale, con tutti gli allevatori di bovini di Razza Piemontese: "Sappiamo le difficoltà di questo settore -afferma Varrone- ma l’attaccamento ai valori della Piemontese è ben radicato nei produttori e nei consumatori. Le gualdrappe, dipinte dall’artista carrucese Bruno Bianco, sono il simbolo di questo orgoglio, esposto con fierezza dai macellai nei loro negozi, dopo che gli allevatori hanno lavorato anni per portare in esposizione i loro migliori capi bovini. Tutti insieme siamo chiamati a fare la nostra parte per salvare un sistema allevatoriale unico e di massima eccellenza zootecnica".