In Polesine allarme per l’alternaria, parassita che colpisce i peri
Danni fino al 70% della produzione. Cia Rovigo: "Chiediamo interventi straordinari"
Non c’è pace per l’agricoltura polesana. Mentre sembrano contenuti i danni derivanti dalla cimice asiatica, un nuovo parassita sta devastando la frutta: si tratta dell’alternaria, un fungo parassita che fino ad ora ha colpito fra il 30 e il 70% dei peri del rodigino.
876 gli ettari vocati a pero in provincia (dati Veneto Agricoltura), per una produzione di 7.533 tonnellate nel 2019 ed un fatturato annuale complessivo di 13.153.000 di euro. Il Polesine risulta il secondo produttore in termini assoluti in Veneto, dietro alla sola provincia di Verona (1.382 ettari, 25.366.000 di euro il fatturato totale).
“L’alternaria è un parassita comune -spiega Giuliano Padovani, agricoltore rodigino- ma che di solito ha un’incidenza ridotta, attorno all’1-2%. Quest’anno, probabilmente a causa dell’eccesso delle precipitazioni, ha avuto uno sviluppo fuori misura: nella mia azienda è arrivato al 65-70% dell’intera produzione. Oltre ad avere un aumento dei costi di raccolta, dato che ogni pera va esaminata a 360 gradi, dovremo buttare diversa frutta, diventata scarto”. Ad avere la peggio, in particolare, la qualità delle pere “abate”. “I ricavi - teme Padovani - non copriranno gli investimenti, le spese e l’assicurazione”.
“C’è da sottolineare -aggiunge il direttore di Cia Rovigo, Paolo Franceschetti- che l’Unione Europea ha proibito l’utilizzo di alcuni prodotti fondamentali finalizzati a contrastare la maculatura bruna e l’alternaria, senza tuttavia indicare delle alternative. Non riusciamo a difendere la produzione. Siamo arrivati al punto che a novembre dovremo decidere se estirpare tutto”.
Cia Rovigo suggerisce di fare come accaduto in Francia per un altro comparto: “Hanno concesso una deroga di tre anni e permesso di utilizzare i prodotti finché non ci saranno antagonisti alternativi. Ma se, come sembra, lo Stato preferisce fornire dei contributi per estirpare invece che investire nella ricerca, non andremo da nessuna parte”.
“Chiederemo alla Regione Veneto e al Governo -conclude Cia Rovigo- interventi di carattere straordinario, tanto più necessari dopo una fase difficile come quella del lockdown. Il settore ha bisogno di stanziamenti a fondo perduto specifici e di credito per salvare il patrimonio frutticolo”.