29 Agosto 2023 | None

PescAgri Cia Veneto: granchio blu non sparirà, serve gestione costante

#pesca
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Il granchio blu non sparirà all’improvviso, dal giorno alla notte, dalla costa veneta. Resterà una popolazione di una certa entità, che dovrà essere gestita tramite una costante cattura da parte degli operatori, con il supporto strategico delle Istituzioni. Lo afferma PescAgri Cia Veneto, ricordando che nell’ultimo decennio, nel Delta dell’Ebro in Spagna, si è verificata un’emergenza molto simile a quella che attualmente grava sulle lagune dell’Alto Adriatico.

“In quel caso specifico il contenimento della specie è avvenuto mediante una pianificazione delle catture -precisa Maurizio Varagnolo, biologo e allevatore nell’area del Delta del Po-. Lì, adesso, vi è una nuova normalità: i granchi blu non sono scomparsi, ma vi è un equilibrio tra nascite e catture stesse”.

Nei nostri territori, aggiunge Varagnolo, “bisogna prendere coscienza una volta per tutte che siamo in una fase emergenziale”. Peraltro, chi tenta di derubricare il fenomeno alla stregua di uno show “non ha ancora compreso la vera portata del problema”.

Un dato su tutti: l’anno prossimo l’allevamento della vongola, sia nel Delta del Po che nella laguna di Venezia, rischia perdite fino a un 80%: in queste settimane i granchi blu stanno sterminando gli stock di semina degli allevamenti.

Fra le molte altre criticità, “tale specie aliena divora il pesce intrappolato nelle reti, danneggiando anche chi non opera nella filiera della molluschicoltura”.

Da alcuni anni questo crostaceo veniva segnalato sulle nostre coste, ma mai fino ad ora vi era stata una proliferazione così significativa: “L’esplosione cui stiamo assistendo è stata inaspettata; peraltro, non esiste un predatore naturale. Nonostante una certa narrazione, l’ibis sacro, assieme ed altre ipotesi un po’ fantasiose, non va ad incidere in maniera significativa sulla loro presenza”. Motivo per cui, precisa PescAgri Cia Veneto, l’unica soluzione razionale resta il controllo della popolazione mediante una pesca quanto più possibile intensiva.

Gianmichele Passarini, presidente di Cia Veneto, sottolinea come “l’obiettivo finale deve essere la salvaguardia dell’intero comparto ittico veneto”, vale a dire 168 milioni di fatturato annuo, 7.400 addetti e 3.849 imprese attive. “Se dovesse perdurare questo momento a dir poco critico -sottolinea Passarini- rischiamo di non avere vongole fino al 2026. In altri termini, senza opportuni interventi da parte delle autorità competenti si potrebbe andare nella direzione di una crisi sociale in tutta la zona interessata”. Ecco perché, conclude, “vanno affinate le scelte politiche e tarate nella realtà dei fatti”.