Pac: Cia Grosseto, forti preoccupazioni per conseguenze locali. L'Europa rinuncia alla sua anima
Colpo al cuore dell'agricoltura, a rischio sicurezza alimentare, coesione e sostenibilità. L'intervento di Rabazzi
Anche Cia Grosseto, in linea con quanto espresso dal presidente nazionale Cristiano Fini, interviene con preoccupazione dopo la presentazione del Quadro finanziario pluriennale 2028-2034 da parte della Commissione Europea.
“La Pac diluita nel Fondo Unico, con un taglio del 20% alle risorse agricole -afferma Enrico Rabazzi, direttore di Cia Grosseto- è un colpo durissimo. Se fino ad oggi abbiamo sperato che l’Unione Europea cercasse credibilità e coesione, oggi assistiamo a un’inversione di rotta preoccupante. Non è solo l’agricoltura ad essere in gioco, ma la sicurezza alimentare, la salute del territorio e il futuro delle nostre comunità”.
“Il 2025 rischia di segnare l’inizio della fine per un’agricoltura già fortemente provata. Ridurre la Pac, se non addirittura superarla, significa indebolire un settore strategico, mettere in discussione la sostenibilità ambientale e compromettere le regole comuni che garantivano equilibrio tra i Paesi membri. Si apre così la strada a una frammentazione che rischia di trasformarsi in competizione sleale tra Stati. A quel punto, l’Ue sarà solo un mercato di norme amministrative – come, per esempio, il peso di uno zucchino – ma non sarà più unita sui valori”, aggiunge Rabazzi.
Secondo il direttore di Cia Grosseto, il rischio è duplice: da un lato, le risorse potrebbero essere destinate ad altri settori, come quello della difesa, per raggiungere l’obiettivo del 5% del PIL imposto a livello europeo. Dall’altro, si potrebbero aprire concessioni commerciali che favorirebbero l’importazione in Europa di prodotti agricoli provenienti da Paesi che non rispettano gli stessi standard sanitari e ambientali. “Questo metterebbe in discussione la qualità del cibo, la sicurezza dei consumatori e la fiducia nel sistema agroalimentare europeo”, sottolinea Rabazzi.
La preoccupazione per le conseguenze locali è forte. “I nostri agricoltori maremmani, che operano in un territorio non certo semplice, penalizzati da anni di crisi e difficoltà -spiega ancora Rabazzi- si troverebbero a competere con prodotti a basso costo. I nostri prodotti, pur di eccellenza, rimarrebbero invenduti perché non competitivi, come già dimostrano le nostre cantine piene di vino. E i margini, già risicati, continueranno ad assottigliarsi. Se questo scenario si avverasse, molti sarebbero costretti a vendere le proprie terre ma non ad altri agricoltori, già tutti indebitati, bensì a grandi gruppi finanziari, speculatori con capitali esterni e agevolazioni fiscali, estranei al mondo agricolo e alla logica della sostenibilità e del presidio del territorio. Intanto, qualunque sarà lo scenario futuro, il gioco al massacro causato dall'incertezza sta già generando conseguenze significative per chi oggi è chiamato a decidere cosa fare”.
“Non stiamo parlando solo di agricoltura, ma di paesaggio, biodiversità, economia reale e coesione sociale. La vera minaccia è l’erosione progressiva dei valori su cui si è fondata l’Unione Europea: il lavoro agricolo, la sicurezza alimentare, la qualità dei prodotti, la tutela dell’ambiente e della salute pubblica. Le decisioni assunte oggi influenzeranno non solo il futuro dell’agricoltura italiana, ma anche la solidità del progetto europeo" conclude con amarezza il direttore.