27 Marzo 2023 | dal Territorio

Ortofrutta: Cia Rovigo, mercato Lusia perde il 22,2% dei volumi scambiati

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I dati sul comparto diffusi in occasione del Convegno organizzato da Cia Veneto

Nell’ultimo biennio il Mercato Ortofrutticolo di Lusia ha perso il 22,2% dei volumi scambiati. Nel 2020 il dato si è attestato a 276mila quintali di prodotti complessivi, l’anno scorso a 215mila quintali. Fra le cause, il calo dei consumi delle famiglie dovuto alla diminuzione del potere d’acquisto. I numeri sono stati presentati in occasione del convegno "Crisi dell’ortofrutta, strategie per affrontarla", a cura di Cia-Agricoltori Italiani Veneto, che si è tenuto nei giorni scorsi al teatro parrocchiale di Lusia. Presenti, fra gli altri, pure il sindaco di Lusia, Luca Prando, e il direttore di Cia Rovigo, Paolo Franceschetti.

In diminuzione anche il valore trattato stimato: nel 2021 è stato di 20 milioni e mezzo, l’anno scorso di 18 milioni e mezzo. Per quanto riguarda i maggiori produttori che conferiscono al Mercato, il 79% provengono dalla provincia di Rovigo, l’11% dal padovano e il 3% dal veronese. Il 58% degli agricoltori polesani conferenti, peraltro, sono proprio di Lusia. Relativamente al principale prodotto, ovvero l’Insalata di Lusia IGP, varietà gentile, il prezzo medio al Mercato è andato costantemente aumentando: dai 0,72 euro al kg del 2020, all’1,03 euro del 2020. “In questo caso hanno inciso fortemente gli aumenti dei costi dell’energia e la crisi idrica”, ha spiegato Rossano Fontan, direttore del Mercato ortofrutticolo di Lusia. Fra le diverse questioni, ha aggiunto, “occorre costruire un prodotto in linea con le esigenze del mercato, mentre tutti gli addetti sono tenuti a formarsi su nuove tecniche, varietà e dinamiche commerciali. Serve, inoltre, una pianificazione in termini produttivi e commerciali, oltre che una buona comunicazione".

Il presidente di Cia Veneto, Gianmichele Passarini, ha sottolineato il valore del made in Italy come soluzione all’attuale contesto di difficoltà: “Lusia viene considerata, a ragione, la capitale degli orti. Tutta la nostra regione, in realtà, vanta delle eccellenze enogastronomiche e vitivinicole. È la capacità di produrre qualità che fa la differenza; a tale proposito il Polesine ha un enorme potenziale”. Non solo. Cia ha chiesto, e ottenuto, il primo tavolo nazionale sull’ortofrutta: "All’interno della filiera ci sono dei problemi di organizzazione che vanno risolti”. All’incontro è intervenuta pure la consigliera regionale Laura Cestari: “Lusia con la sua IGP rappresenta uno dei fiori all’occhiello del nostro Polesine, da difendere con le unghie e con i denti. Si tratta di un compito che spetta in primis ai nostri agricoltori ma che non deve vedere estranee le istituzioni, le quali sono chiamate a fornire quel sistema di scudi e barriere senza il quale è difficile combattere questa battaglia. Oggi -ha continuato-, a questo tema si associa quello della siccità. È necessario pensare a cambi di comportamento per non sprecare questa risorsa così preziosa”. Monia Menon, responsabile Cia Medio Polesine, ha rilevato che "nel 2022 in alcune aree del Polesine si sono registrati dei cali della produzione delle colture fino ad un -50% proprio a motivo della perdurante siccità. Parallelamente, oltre che ai costi dell’energia, sono aumentati quelli relativi alle materie prime agricole e ai fitosanitari". Tuttavia, stando ad uno specifico report di Veneto Agricoltura, presentato da Renzo Rossetto dell’Osservatorio economico agroalimentare dell’ente stesso, “in alcuni casi i prezzi sono risultati superiori ai costi di produzione".

“Noi agricoltori sappiamo fare questo, ovvero coltivare la terra, e lo sappiamo fare bene -ha sottolineato il presidente di Cia Rovigo, Erri Faccini-. Da anni domandiamo che ci venga riconosciuto un equo guadagno. Fatto 100 il prezzo finale di un prodotto che si trova sugli scaffali di un supermercato, agli imprenditori agricoli rimane, se è tanto, il 15%”. Fra pandemia, guerra e siccità, infine, il quadro del comparto mostra più ombre che luci. “Relativamente all’approvvigionamento idrico, in Polesine disponiamo di un sistema idrico obsoleto -ha evidenziato Faccini-. Vi sono dei canali e fossi vuoti, malgestiti, che all’occorrenza potrebbero invece fungere da piccoli invasi. Gli enti competenti -ha concluso-, si adoperino per far giungere l’acqua negli appezzamenti agricoli in maniera efficiente”.