30 Novembre 2010

Ogm: non risolvono la fame nel mondo. Occorre aiutare i paesi poveri a sviluppare le loro agricolture

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"Gli Ogm non risolvono i problemi dei paesi più poveri, né sono la panacea per combattere e vincere la fame del mondo. È uno spettro che si batte con più agricoltura. Da qui l'impegno per far crescere, con adeguati interventi, l'agricoltura proprio nelle aree più povere del Pianeta. Non vorremmo che dietro alle nuove tensioni che si stanno registrando sui mercati delle materie prime alimentari ci siano quelle multinazionali che spingono per le loro sementi geneticamente modificate. Altrimenti si finiscano per determinare scelte a vantaggio di pochi". A sostenerlo è il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi in merito alle affermazioni di alcuni esponenti del mondo scientifico e al documento dalla Pontificia Accademia delle Scienze.
Politi si dice preoccupato per la situazione veramente esplosiva che si registra in molte aree del Pianeta sotto il profilo alimentare. "La soluzione Ogm -sottolinea- non è percorribile. Credo che bisogna battere altre strade. Occorre prima di tutto abbandonare il vecchio tipo di cooperazione internazionale che puntava solo sull'assistenza ai poveri della Terra. Si portano derrate alimentari, mentre le agricolture di questi paesi non vengono affatto sviluppate. Bisogna, invece, procedere in maniera completamente diversa. Dobbiamo aiutare i paesi poveri a migliorare le loro agricolture attraverso seri e moderni programmi di coltivazione. Solo così si possono accrescere le produzioni. E per fare ciò non servono gli Ogm che finirebbero solo per appiattire l'agricoltura e la sua fondamentale biodiversità".
"D'altronde, l'agricoltura europea e quella di altre aree industrializzate si è sviluppata -avverte il presidente della Cia- senza l'ausilio degli Ogm. E penso che bisogna continuare in tale direzione".
"Quindi, un 'no' agli Ogm e l'avvio immediato -rimarca Politi- di concreti interventi 'in loco' per far sviluppare l'agricoltura in tutti questi paesi dove la fame è un problema quotidiano. Evitare, in sostanza, spinte concentriche e speculazioni che aprono le porte unicamente a vendite massicce di prodotti biotech, lasciando gli ultimi della Terra nella loro povertà, nella loro fame, nell'emarginazione. Bisogna scongiurare che il dramma di milioni di persone si trasformi in profitto per pochi ricchi".