12 Dicembre 2014
Ogm, Cia Piemonte: luce verde dall'Ue su autonomia Stati per coltivarli o meno, ma si continuerà a usare quelli importati senza informare i consumatori
Ogni Stato membro dell'Ue deciderà se coltivare o meno gli Ogm su parte o su tutto il territorio nazionale. I rappresentanti permanenti dei 28 Paesi membri hanno, infatti, approvato l'11 dicembre a Bruxelles l'accordo di principio raggiunto nella notte del 3dicembre tra la Presidenza Italiana dell'Ue e i negoziatori del Parlamento, del Consiglio e della Commissione europea. Accordo che ora dovrà essere formalizzato dal Consiglio dei ministri dell'Ambiente che si riunirà a Bruxelles il 17 dicembre. Lo ricorda in una nota la Cia Piemonte, spiegando che l'entrata in vigore del nuovo regime é previsto nella primavera del 2015 dopo il via libera definitivo anche del Parlamento Ue.
Ma rimane irrisolto -evidenzia la Cia piemontese- il problema dell'enorme quantità di soia e mais che continuano a essere importate nel nostro Paese. I vari prodotti "made in Italy" di origine animale (latte, formaggi, burro, yogurt, carne, salumi, prosciutti, uova e così via) sono in grandissima parte prodotti da animali alimentati con mangimi a base di soia e di mais Ogm di importazione. Gli Ogm entrano abbondantemente persino nelle catene alimentari dei più importanti prodotti Dop ed Igp italiani (dal Parmigiano Reggiano al Prosciutto di Parma), ma i consumatori non lo sanno perché non c'è l'obbligo di indicarlo in etichetta.
Il nostro Governo si è battuto perché i singoli Stati possano decidere se consentire o meno la coltivazione degli Ogm, anzi del solo Ogm di cui la Ue autorizza la coltivazione, ovvero il mais Biotech. Ma ora occorre che si batta, con altrettanto impegno, perché la legislazione europea preveda che venga segnalato l'uso di Ogm in etichetta anche sui prodotti finiti se nella filiera è stato usato un organismo geneticamente modificato. "I produttori sono propensi a coltivare soltanto mais Ogm free -spiega il presidente regionale della Cia Lodovico Actis Perinetto- ma l'area dei favorevoli alla coltivazione del mais Bt si va pericolosamente estendendo ed è aumentato il numero degli incerti, soprattutto perché non ci sono misure che garantiscono un reddito adeguato a chi coltiva mais Ogm free. Senza valorizzare le realtà delle filiere Ogm free è molto difficile che il nostro mais possa reggere alla concorrenza del mais Bt, che ha costi di produzione inferiori".