Mercosur: Cia, agrifood italiano non sia danneggiato da accordo
La nuova Commissione sembra non considerare l’agricoltura un settore strategico, come invece l’automotive o il farmaceutico
“Cia-Agricoltori Italiani non si oppone in linea di principio agli accordi commerciali bilaterali, tuttavia l’accordo Ue-Mercosur ci pare molto squilibrato e colpisce alcuni settori sensibili, che potrebbero subire la prevedibile concorrenza che Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay sarebbero in grado di introdurre. Speravamo che questa nuova Commissione considerasse l’agricoltura un settore strategico, ma il segnale di oggi sembra andare nella direzione opposta”. Così il presidente nazionale Cristiano Fini, commentando l’accordo commerciale firmato a Montevideo che, nella sua forma attuale, mette in allarme il settore agroalimentare, a rischio di una forte penalizzazione per la liberalizzazione dell’82% delle importazioni agricole dal Sudamerica.
L’accordo prevede, infatti, la concessione da parte dell’Ue di contingenti tariffari su carni bovine (99.000 tonnellate), pollame (180.000 tonnellate), carni suine (25.000 tonnellate), zucchero (con eliminazione del dazio sullo zucchero brasiliano), etanolo (sia per uso chimico sia per altri utilizzi), riso (60.000 tonnellate) e miele (45.000 tonnellate), tutti settori altamente vulnerabili alle perturbazioni del mercato. Ma per Cia l’accordo sembra non tenerne adeguatamente conto, mentre in Ue si guarda soprattutto ai benefici che otterranno comparti come il farmaceutico e l’automotive, rilevanti soprattutto per l’export tedesco, e interessati al quinto maggior mercato fuori dai confini comunitari, con 260 milioni di consumatori latino-americani.
Dunque, il rischio per l’Italia è di essere sommersi dai prodotti agricoli del Sudamerica, abolendo dazi e altre barriere. Cia ricorda, inoltre, che in Ue vigono i più alti standard in termini di sicurezza alimentare, ambiente, salute e benessere degli animali che garantiscono il successo dei prodotti agroalimentari europei nel mondo, sarebbe dunque dannosa una concorrenza di prodotti che non rispettano il principio di reciprocità delle regole comunitarie.