29 Dicembre 2022 | News

Manovra: Inac-Cia, su welfare misure non incisive. Bene ritocco pensioni minime

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Urge riforma complessiva del sistema previdenziale. No a restyling Opzione Donna e misura “salva calcio”

La manovra appena varata non contiene quelle misure auspicate a sostegno del welfare e rimanda nuovamente il tema della riforma strutturale delle pensioni. Certamente ha pesato la poca disponibilità di risorse, dopo gli aiuti necessari per fronteggiare i rincari energetici”. Questo il primo commento del presidente di Inac-Cia, Alessandro Mastrocinque, sulla legge di Bilancio per il 2023.

Più in dettaglio, segnala il presidente del Patronato di Cia-Agricoltori Italiani, “la quota 103, con 41 anni di contribuiti e 62 anni di età, interesserà pochi connazionali, anche in considerazione di un’entrata nel mondo del lavoro che già dagli anni Novanta è slittata fortemente in avanti. Quindi, ammesso che i giovani trovino un’occupazione stabile, difficilmente entrano nel mondo del lavoro retribuito prima dei 25-30 anni; dunque, con il requisito di 41 anni di versamenti, questi soggetti avranno un’età anagrafica ben superiore ai 62 anni, richiesti dalla nuova misura. Per essere realisti, le persone che hanno 41 anni di contributi versati sono, oggi, in maggioranza, settantenni”.

Altra nota negativa è il restyling di “Opzione Donna”, peggiorativo rispetto alla versione precedente, che già aveva poco appeal per le lavoratrici. Adesso, spiega Mastrocinque, “con l’introduzione di requisiti ancora più vincolanti, come il 74% di invalidità o la condizione di caregiver della richiedente, la platea delle potenziali fruitrici si ridurrà a poche centinaia di unità. La misura Ape Social, prorogata, mantiene purtroppo il vizio originario e non include i lavoratori autonomi tra i possibili beneficiari”.

Bene, invece, il ritocco delle pensioni minime e la rivalutazione delle pensioni, aggiunge il presidente di Inac-Cia, “anche se alcuni meccanismi applicativi andavano meglio congeniati, visto che alcuni cittadini si vedranno decurtati gli assegni piuttosto che incrementati”.

L’aspetto più negativo della manovra è la misura “salva calcio”, conclude Mastrocinque, “che stride con le difficoltà di tantissime persone che sopravvivono sotto la soglia di povertà, con una disponibilità economica di circa 600 euro al mese. Sarebbe stato preferibile investire i 900 milioni di euro di fondi pubblici per le fasce più bisognose della popolazione, anziché destinarli ad aziende private che pagano stipendi plurimilionari”.