24 Novembre 2020 | None

Maltempo: Cia, Governo intervenga su sistema idrico a partire da fiumare calabre

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Dopo l’alluvione a Crotone, urgente Piano nazionale con la regia della Presidenza del Consiglio

Le piogge di particolare intensità nel Crotonese con disastrose ripercussioni anche sull’agricoltura del territorio, allagamenti e semine compromesse, danni a strutture e reti viarie, riportino l’attenzione sulla necessità di un Piano nazionale di gestione anche del sistema idrico del Paese come già sollecitato da tempo e anche dopo l’ultima tragedia a ottobre nel Nord Ovest d’Italia. A intervenire di nuovo sul tema è Cia-Agricoltori Italiani che chiede al Governo di agire subito con una metodologia innovativa e più pragmatica, sotto la regia della Presidenza del Consiglio.                                                                                                                                  

Per Cia, lo stato emergenziale in cui si trova ora Crotone, a causa dell'alluvione, mette sotto lente d’ingrandimento le criticità gestionali delle fiumare calabre così come delle bonifiche del sistema idrico locale. Si tratta dell’ennesimo caso che fa dell’Italia un Paese estremamente fragile e che per questo richiede con assoluta urgenza, interventi organici e investimenti in prevenzione. Dunque per Cia non è più rinviabile un Piano nazionale che metta seriamente mano alla gestione delle infrastrutture idriche e di bonifica, in grado di affrontare il dramma del rischio idrogeologico legato a fenomeni climatici sempre più frequenti.

Secondo Cia, infatti, serve un nuovo approccio sistemico a tutte le aree del Paese, come l’organizzazione ampiamente sostiene da più di un anno con il progetto “Il Paese che Vogliamo”, rivolto alla tutela e rinascita delle aeree interne. 

“Se non si riparte da un dialogo costante con le strutture e i protagonisti che controllano capillarmente il territorio -commenta il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino- non se ne esce. Occorre risalire i fiumi e indagare a monte, su quei versanti spopolati e caratterizzati da un sistema idrografico e demografico alterato ormai per sempre. E’ chiaro che non è sufficiente l’intervento di un singolo ministero -conclude Scanavino-. Il nuovo Piano di manutenzione deve seguire la regia centralizzata di Palazzo Chigi, attingendo anche dal Recovery Fund le risorse necessarie alla messa in sicurezza del territorio nazionale”.