Maltempo: Cia Etruria, ancora ingenti danni alle aziende agricole
La presidente Pagni: "Occorre intervenire con aiuti velocie concreti per chi ha perso tutto"
A meno di un mese dall’ultima alluvione l’agricoltura è ancora costretta a pagare un prezzo altissimo. I circa 175 millimetri di pioggia caduti in pochissimo tempo solo a Campiglia Marittima, andando a coinvolgere in particolare Cafaggio, Suvereto e zone limitrofe, oltre ad arrecare danni ai centri abitati, hanno pregiudicato la sopravvivenza di molte colture invernali, in particolare carciofi e cavoli, tipiche di un territorio ricchissimo di prodotti ortofrutticoli tanto da essere conosciuto come orto della Toscana.
“Duemila ettari sott'acqua, coltivazioni distrutte- dice Marino Geri, responsabile Cia Etruria Val di Cornia- e come ogni volta ci apprestiamo a fare la conta dei danni e mettere in moto la macchina burocratica delle segnalazioni per avere i ristori previsti dalla legge. Ma il problema -prosegue- è l'assoluta fragilità di un reticolo idrografico che non tiene più di fronte ad eventi meteorici violenti che sono diventati ordinari. Per questo la manutenzione di fossi, canali e scoli va ripensata e coordinata tra gli enti preposti: Regione, Genio Civile, Comune, Consorzio di Bonifica. Servono interventi strutturali di nuova sagomatura e nuova escavazione del reticolo idrografico, servono risorse e progettualità per farlo, serve farlo subito con atti che evitino l'impasse burocratica che spesso ostacola le azioni necessarie. Altrimenti- chiosa- al prossimo evento ci ritroveremo ancora nella medesima situazione”.
Tra gli agricoltori messi in ginocchio dall’esondazione del Cornia c’è Stefano Navelli la cui azienda che produce olio, ortaggi e prodotti ortofrutticoli si trova al Cafaggio. Una realtà che oggi conta almeno 70 mila euro di danni. “L’acqua ha allagato tutte le produzioni- racconta Novelli- le macchine e l’officina dove tengo saldatrici, mole, compressori, abbacchiatori per olive. Le olive per fortuna si sono salvate ma circa 10-12 ettari di terra dove coltivo cavoli, baccelli e carciofi sono seriamente compromessi. Ricordo di un evento simile nel 2005 ma comunque l’acqua non arrivò a questi livelli e per fortuna non siamo più azienda zootecnica- conclude- altrimenti per gli animali non ci si sarebbe stato scampo”. Una situazione sempre più preoccupante che ha colpito nuovamente, e forse in maniera ancora più violenta, Casino di Terra, Guardistallo, la Gabella, Castelnuovo Val di Cecina, territori dove si contavano ancora le ferite inferte dall’alluvione del 23 settembre. Neppure un mese fa. “C’è tanto sgomento di fronte al rinnovarsi di una simile tragedia -dice Cinzia Pagni, presidente Cia Etruria- l’agricoltura ha bisogno di aiuti veloci e concreti da parte dello Stato per chi ha perso tutto. Inoltre, vanno ripristinati argini e ponti per non lasciare isolate le persone che vivono nelle aree rurali ed evitare il reiterarsi di situazioni come questa”.