Mais: Cia Padova, siccità e cinghiali riducono semina del 60%
Secondo uno studio dell'organizzazione, nel 2023 al posto del granoturco seminati grano (+30%), girasole (+15%) e soia (+15%): tutte colture meno idroesigenti
La siccità dello scorso anno (e quella che si prospetta da qui alla fine dell’estate), insieme all’annosa questione dei cinghiali, riducono del 60% la semina del mais, soprattutto nell’area della Bassa Padovana. Quella che una volta era la principale coltura della provincia, con complessivi 30.900 ettari dedicati, rischia di ridimensionarsi notevolmente a motivo dell’ormai cronica carenza di acqua e dei danni alle piantine provocati dagli ungulati, di cui sono particolarmente ghiotti. Per quanto riguarda l’attuale emergenza idrica, sottolinea Cia-Agricoltori Italiani Padova, “va precisato che il granoturco necessita di venire irrigato continuamente, soprattutto nei mesi più caldi dell’anno. Motivo per cui tanti agricoltori hanno deciso di modificare il proprio piano colturale, prediligendo le colture autunno-vernine: abbisognano di meno acqua”.
Negli appezzamenti agricoli padovani, dunque, nell’annata agraria in corso al posto del mais vi sarà un +30% di grano, +15% di girasole (che sembra non essere ancora stato “scoperto” dai cinghiali) e +15% di soia. “Tutte coltivazioni, queste, meno idroesigenti -chiarisce il presidente della zona Cia di Este-Montagnana, Emilio Cappellari-. Relativamente alla soia, però, in pochi si cimenteranno con il secondo raccolto, proprio perché dovrebbe venire irrigata con regolarità tra fine giugno e luglio, ovvero quando la crisi idrica potrebbe essere al culmine”. Peraltro in questi giorni, sempre nella zona della Bassa, sta cominciando ad andare in forte stress pure l’orzo.
“La scarsità d’acqua in agricoltura, con possibili razionalizzazioni in agricoltura durante la stagione estiva, è un tema che va affrontato immediatamente, a più livelli -precisa il presidente di Cia Padova, Luca Trivellato-. Le previsioni sono fosche poiché nel 2022 non vi è stata un’adeguata ricarica in termini di risorsa idrica. In pratica, veniamo da una stagione che era già stata significativamente secca. Chiaro che d’ora in poi la situazione potrebbe divenire allarmante, se non addirittura drammatica”.
Il problema della scarsità della risorsa idrica non riguarda “solo” il settore del primario. “Le autorità competenti -aggiunge Trivellato- sono tenute a garantire acqua alle nostre colture. Tuttavia, ciò non significa che non bisogna portarla anche nei canali delle città”. Si pone, infatti, pure un tema di salvaguardia del paesaggio: “L’acqua va drenata in tutti i corsi e canalette al fine di non creare degli scompensi ambientali. Agricoltura e ambiente sono due facce della stessa medaglia -conclude il presidente- Se l’irrigazione ai terreni agricoli dev’essere sempre assicurata, è altrettanto vero che va mantenuto l’equilibrio dell’intero ecosistema della provincia”.