Filiera agroalimentare compatta nel sostenere valore del seme certificato
Associazioni agricole, in primis Cia, politica e mondo della ricerca si sono date appuntamento a Roma all'evento di Convase
Il seme certificato svolge un ruolo fondamentale per il Made in Italy e rappresenta un prezioso strumento per garantire la qualità e la tracciabilità delle produzioni agricole. Ad affermarlo sono le organizzazioni professionali Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura e Copagri e le associazioni di rappresentanza dei trasformatori Assalzoo, Assitol e Italmopa che hanno preso parte al convegno "Perché il Made in Italy ha bisogno del seme certificato?" organizzato da CONVASE, il consorzio per la valorizzazione delle sementi. Il convegno che si è svolto oggi a Roma ha riunito le istituzioni con esponenti della politica nazionale e regionale, la filiera e la ricerca per un confronto sul ruolo del seme certificato nel comparto primario.
CONVASE riunisce 27 aziende che rappresentano il 50% della produzione nazionale di sementi certificate di cereali a paglia. Vi aderiscono inoltre cinque organizzazioni di rappresentanza del settore agricolo e sementiero, Confagricoltura, Cia-Agricoltori Italiani, Copagri, Alleanza delle Cooperative Agroalimentari e Assosementi.
“La tracciabilità delle filiere non può prescindere dal seme certificato, eppure per alcune produzioni simbolo dell’Italia come il grano duro l’impiego di seme non certificato supera il 50% delle superfici coltivate” ha dichiarato Eugenio Tassinari, presidente CONVASE e Assosementi. “Accrescere la consapevolezza nei produttori agricoli che l’impiego di seme certificato è imprescindibile se si persegue la qualità dei propri prodotti è certamente compito dell’industria sementiera, ma sarebbe importante che tale consapevolezza fosse condivisa anche dalle Istituzioni e supportata adeguatamente. La PAC e il PNRR rappresentano occasioni importanti per sostenere tale paradigma: alle Istituzioni chiediamo di tenerne debitamente conto in questa importante fase di definizione di queste strategie” ha concluso Tassinari.
Filippo Gallinella, presidente Commissione Agricoltura della Camera, in apertura di lavori si è focalizzato sul fatto che la sicurezza alimentare passa anche dal seme certificato, nonché su come la ricerca di nuove varietà – anche ma non solo tramite il genome editing – possa rispondere alle esigenze produttive e di sostenibilità ambientale.
Le misure per il rafforzamento qualitativo e quantitativo delle colture strategiche che prevedono lo stanziamento di fondi a favore dell’acquisto e dell’impiego del seme certificato sono al centro di tre emendamenti presentati dagli onorevoli Filippo Gallinella, Antonella Incerti, capogruppo PD in Commissione Agricoltura, e Raffaele Nevi, responsabile Agricoltura di Forza Italia e capogruppo in Commissione Agricoltura.
Nel suo intervento, proprio Nevi ha affermato che “l’utilizzo del seme certificato nella filiera agricola è importante per ottenere risultati necessari al Paese: produrre di più inquinando di meno. Le commodities agricole sono fondamentali, insieme alla ricerca sulle NBT e le sementi certificate, per un’Europa e un’Italia sempre più autosufficienti”.
“Il futuro dell’agricoltura è caratterizzato da due strategie chiave: produttività e transizione ecologica” ha dichiarato Angelo Frascarelli, presidente ISMEA. “La produttività è fondamentale per il fabbisogno alimentare nazionale e mondiale; la transizione ecologica è essenziale per la sostenibilità del pianeta e per evitare i danni che il clima genera all’agricoltura. Produttività e transizione ecologica si realizzano con l’innovazione. La genetica, quindi la ricerca e il seme certificato, è l’innovazione più promettente”.
Lo scenario internazionale è stato al centro del videomessaggio del viceministro dello Sviluppo Economico, Gilberto Pichetto Fratin, che ha dichiarato: “L’agricoltura sta cambiando pelle di fronte al percorso di sostenibilità richiesto a livello europeo e alle conseguenze del conflitto russo-ucraino. Il convegno di oggi ha l’importante obiettivo di far prendere coscienza della necessità di garantire la qualità dei prodotti e quindi la supremazia del Made in Italy. Il seme certificato può contribuire a questo processo”.
Il punto di vista delle organizzazioni professionali: Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri
“L’agricoltura italiana primeggia in Europa e nel mondo per le produzioni di qualità” ha dichiarato il direttore generale di Cia-Agricoltori Italiani, Claudia Merlino. “Ed è ovvio che non può esserci qualità del prodotto finale senza che, alla base della filiera, ci sia un seme di qualità, certificato e tracciato. Ecco perché le nuove sfide a cui sono chiamati gli agricoltori non possono che partire da sementi di qualità, in grado di assicurare la tracciabilità, la sicurezza e la sostenibilità” ha continuato Merlino. “Un sistema sementiero efficiente e in grado di dare riposte può essere un ottimo alleato dei produttori”. Nel campo della ricerca sementiera “c’è bisogno di forti investimenti, pubblici e privati; in questo senso, le risorse del PNRR e della nuova PAC sono una opportunità importante da non perdere”.
“Le sementi certificate sono decisamente rilevanti per una produzione moderna e di qualità e vanno valorizzate - ha affermato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti -. Non è un caso che la nostra Confederazione abbia deciso di aderire formalmente al CONVASE, che organizza questo evento e del quale siamo parte integrante. Riteniamo prioritaria la promozione e la tutela della attività di ricerca fatta dai sementieri perché siamo da sempre convinti che l’innovazione e la ricerca siano vitali anche nel nostro settore. Ci rendiamo conto perfettamente di quanto sia importante - soprattutto in questa fase storica in cui è necessario produrre di più - poter utilizzare sementi migliorate, anche con tecniche NBT, per contribuire alla sostenibilità dei sistemi alimentari con piante più resistenti alle malattie, alle condizioni ambientali e agli effetti dei cambiamenti climatici. Questi prodotti possono inoltre beneficiare di qualità nutrizionali più elevate e di una minore necessità di fattori della produzione agricola come i fitofarmaci. Il tutto mantenendo sempre la sicurezza dei consumatori e dell’ambiente che ci circonda” ha concluso Giansanti.
“Parlare di seme certificato e di qualità delle produzioni oggi assume una rilevanza ancora maggiore, alla luce della drammatica situazione che sta vivendo l’intero settore primario, messo alle corde dalle ripercussioni del conflitto in atto e dai continui rincari dei costi produttivi” ha dichiarato Franco Verrascina, presidente Copagri e Comitato Indirizzo e Salvaguardia CONVASE. “Proprio alla luce di queste difficoltà, diventa ancora più importante per un agricoltore chiedersi che senso avrebbe seminare varietà con germinabilità scarsa, con poca resistenza alle malattie e con bassa produttività. Un grande aiuto in questo senso ci viene fornito dal lavoro fatto sulle varietà di seme, che ci consente oggi di raggiungere traguardi impensabili per un agricoltore di inizio ‘900; basti pensare che agli inizi del secolo scorso un ettaro coltivato produceva circa una tonnellata di grano tenero, mentre oggi, grazie alla ricerca e alla selezione, siamo nella condizione di avere in alcune zone di Italia terreni in cui si superano anche le 7 tonnellate ad ettaro”.
Le politiche regionali: Lombardia, Marche e Sicilia
Gli interventi di Fabio Rolfi, Assessore all’Agricoltura di Regione Lombardia, Andrea Bordoni, Dirigente Direzione Agricoltura e Sviluppo Rurale della Regione Marche, e Dario Cartabellotta, Dirigente Generale Dipartimento Agricoltura, Regione Sicilia, hanno approfondito le tematiche delle politiche regionali.
“Le sementi certificate hanno un’importanza per quanto riguarda la sostenibilità delle produzioni con il vantaggio di diminuire l’impiego di fitofarmaci” ha dichiarato Andrea Bordoni. “Si intende quindi incentivare la realizzazione delle produzioni sostenibili, aspetto che avrebbe una maggiore accettabilità da parte del consumatore. La semente certificata permette l’aumento dell'innovazione in agricoltura sui prodotti e incrementa i livelli di sicurezza alimentare e competitività delle filiere grazie al sistema della tracciabilità e all’incentivo alla sostenibilità”.
“Il Made in Italy ha bisogno del seme certificato per garantire la qualità, la tracciabilità e la sostenibilità ambientale ed economica delle produzioni, ha dichiarato in un videomessaggio Fabio Rolfi. Il seme certificato è dunque un elemento essenziale per l’agricoltura moderna, anche in Lombardia dove vige un sistema agricolo altamente avanzato che ha nella competitività un punto di forza. Il settore sementiero giocherà inoltre un ruolo importante nel miglioramento genetico, che dovrà consentire all’Italia di colmare un gap produttivo e innovativo”.
Secondo Dario Cartabellotta, “il sistema agricolo, agroalimentare e agrituristico della Sicilia è un sistema economico basato su prodotti di qualità, valore aggiunto e relazioni virtuose tra turismo, enogastronomia ed export. Le produzioni agroalimentari siciliane hanno valore ambientale e territoriale che le caratterizza in termini di qualità e di legame alla zona di produzione. La strategia regionale sulla biodiversità agricola (cd Born in Sicily) è determinante per il mercato e per i modelli colturali agroecologici e di economia circolare. Non ci può essere valorizzazione di prodotto in assenza di seme certificato”.
Il punto di vista della filiera: Assalzoo, Assitol e Italmopa
Marcello Del Ferraro, Presidente di ASSITOL, Associazione Italiana dell’Industria olearia, ha ribadito l’importanza del modello italiano, che il settore olio da semi ha saputo costruire nel tempo. “L’Italia può ben dirsi all’avanguardia: siamo stati tra i primi a preoccuparci della tracciabilità del seme, anticipando l’attenzione per i prodotti no-Ogm. Il settore degli oli da semi ha inoltre puntato su una produzione interamente tracciata e altamente sostenibile, oltre che sulla valorizzazione dell’origine locale e della qualità. In questa cornice, la raccomandazione a favore della semente certificata, peraltro già in uso, può stimolare l’aumento delle rese di produzione, soprattutto ora che l’indipendenza delle nostre forniture agroalimentari è diventata una priorità” ha dichiarato Del Ferraro.
“L’industria molitoria ha necessità di grani di qualità per ottenere un prodotto in grado di soddisfare le esigenze dei consumatori finali, ha dichiarato Emilio Ferrari, membro del Consiglio di Presidenza di Italmopa. Poter beneficiare di quantità significative di grano nazionale di alta qualità è fondamentale per la competitività della nostra industria. Il seme certificato è uno strumento fondamentale per il raggiungimento di questi obiettivi. Purtroppo, in Italia abbiamo spesso una mentalità individualistica e corporativistica. Se l’impiego di semente aziendale può sembrare per l’agricoltore un risparmio iniziale in realtà ha spesso un effetto negativo sulla qualità del prodotto, la resa e la sanità della pianta, causando un danno maggiore del risparmio. Non solo a livello dell’agricoltore, ma di tutta la filiera con un prodotto difficile da gestire e da collocare e con perdita di competitività per tutto il settore agroalimentare. L’intero sistema ne viene danneggiato perché le royalties di cui beneficiano le aziende sementiere sono lo strumento essenziale per finanziare la ricerca e migliorare ogni anno le performance quali/quantitative del crop. Il rischio è perdere competitività verso altri paesi ed altri crop. È significativo che paesi dove esiste un ridotto impiego di semente certificata vedono ridursi sempre più lo sviluppo di varietà locali e l’aumento dell’importazione di varietà da aziende estere che non sempre sono ottimale per le condizioni pedoclimatiche nazionali, esponendo la produzione agricola ad una perdita di competitività nei confronti di altri paesi” ha concluso Ferrari.
“L’agroalimentare italiano è un’eccellenza del nostro Paese, una delle locomotive della crescita economica” ha dichiarato Michele Liverini, Presidente Assalzoo. “Per garantire la crescita serve un’agricoltura sempre più moderna, in grado di garantire maggiori rese in termini sia quantitativi e qualitativi, ma anche in grado di alzare il livello di sostenibilità delle produzioni. Gli sforzi in questa direzione sono molteplici, ma non bastano. C'è ancora un deficit di produzione che va colmato. L’innovazione tecnologica, soprattutto per un Paese come l’Italia con superfici coltivabili ridotte, è uno degli strumenti principali per fare di più con le stesse risorse, garantendo anche una sostenibilità di lungo termine a livello ambientale. Miglioramento delle rese, valorizzazione della ricerca e visione in ottica di sistema agro-alimentare sono i pilastri intorno ai quali lavorare e costruire gli strumenti di spesa sfruttando anche le opportunità offerte dal PNRR”.
Il contributo della ricerca: Horta e CREA
“Il mondo agricolo è sempre più attento all’agricoltura di precisione e ai DSS che sono fondamentali per indirizzare le produzioni. Un DSS può essere più performante quando parte da semi certificati, quindi selezionati e tracciati. I nostri piani di consulenza sono creati in funzione delle caratteristiche varietali e il seme certificato è dunque il punto di partenza necessario” ha dichiarato Matteo Ruggeri di Horta Srl.
“I benefici del seme certificato sono innumerevoli, i dati lo dimostrano, ha affermato Luigi Cattivelli, Direttore Centro di Ricerca Genomica e Bioinformatica del CREA. In termini di potenzialità produttiva, i frumenti moderni sono a parità di concimazione più produttivi di quelli antichi con un guadagno produttivo di almeno 20-30 kg per ettaro/anno negli ultimi 100 anni nelle condizioni pedio-climatiche italiane. Dal punto di vista climatico, andiamo incontro a un futuro più caldo e meno piovoso che è premessa anche di nuove malattie o nuove razze di patogeni. Affrontare il futuro usando le varietà selezionate nel passato ed adatte al clima del passato non ha una base scientifica. Il seme certificato offre garanzie importanti anche ai consumatori. Sempre più prodotti hanno infatti una connotazione monovarietale con il nome della varietà dichiarato in etichetta, in questi casi una contaminazione varietale non è ammessa e se presente può configurarsi come frode. Il seme certificato contribuisce ad alzare ad alzare gli standard qualitativi delle produzioni a garanzia sia i produttori che i consumatori.”