Macfrut: Cia, a competitività settore serve ottimizzazione acqua e suolo
Climate change e commercio, le grandi sfide. Stand confederale hub di strategie con Crea e xFarm
La competitività del comparto ortofrutticolo nazionale, sulla doppia direttrice cambiamenti climatici e concorrenza negli scambi commerciali, viaggia a un ritmo che solo l’innovazione nella ricerca scientifica e tecnologica può ricalibrare a vantaggio della produttività agricola, biodiversità e qualità Made in Italy comprese. Per questo lo sviluppo di piante più resistenti agli eventi climatici estremi e alle fitopatie, come la diffusione dell’agritech per l’irrigazione di precisione vanno al primo posto. Per questo Cia-Agricoltori Italiani è tornata a dedicargli il suo Macfrut: una tre giorni allo stand confederale, hub per strategie e soluzioni con Crea, xFarm e Foragri, ma anche con le istituzioni, tra le quali il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e il sottosegretario Masaf, Patrizio Giacomo La Pietra.
Nello spazio fieristico di Cia c’era quindi, non a caso, una vera stazione meteo xFarm per monitorare i campi e usare le previsioni per programmare il lavoro in modo più efficace, controllare la situazione sulle colture in tempo reale e utilizzare i dati raccolti dai sensori per ottenere consigli agronomici. Il focus su robotica, applicativi 4.0 e intelligenza artificiale per difendere le colture, irrigare e risparmiare acqua, come sui sistemi gestionali all-in-one per il quaderno di campagna, soluzioni che richiedono una sinergia sempre più forte tra produttori di tecnologie, comparto agricolo e stakeholder istituzionali affinché gli strumenti già disponibili per sperimentazione e applicazione siano sempre più, e velocemente, a disposizione nei campi e a beneficio di tutti. Un tema, questo, che è tornato più volte al centro dei workshop con xFarm e degli incontri allo stand Cia anche quando a essere protagonista è stata la ricerca, con gli approfondimenti insieme al Crea.
Sul tavolo l’allarme sul consumo di suolo, perché ridurne l'erosione contribuisce a preservare acqua per le colture e a riduce il rischio idraulico, ma abbiamo, solo in Europa, circa il 60% dei terreni degradati, con un costo per la collettività che supera i 50 miliardi di euro l’anno, e solo lo 0,4% di acqua dolce a disposizione dell’umanità, su quasi 1400 milioni di km cubi complessivi, quando nel 2030 la domanda supererà il 40% della disponibilità. Eppure da tutto ciò dipende quasi la totalità della produzione di cibo. Nei primi 5 cm di suolo c’è il 90% della biodiversità del pianeta, organismi viventi che regolano i nutrienti indispensabili per le colture, senza contare il contributo importante alla riduzione delle emissioni di Co2 e quello contro il dissesto idrogeologico che si affianca al ruolo degli agricoltori custodi del territorio, argine allo spopolamento delle aree interne.
Fare agricoltura ha bisogno di progetti pilota come l’esperienza dell’uva senza semi, presentata da Crea con Nuvaut, a lavoro insieme per migliorare il settore dell’uva da tavola in Italia, svolgendo attività di conservazione e valorizzazione del germoplasma viticolo nazionale, anche in chiave sostenibile.
Sull’ortofrutta del futuro anche gli incontri istituzionali allo stand che guardano a una risoluzione del dramma Xylella, ma anche allo sviluppo di molecole alternative alla riduzione già importante dei fitofarmaci e necessarie al comparto che sta affrontando non solo le calamità naturali, ma anche la mancanza del principio di reciprocità da parte dei Paesi extra Ue anche su questo fronte. Nel frattempo anche dal Macfrut di Cia la spinta alle Tea, tanto attese dagli agricoltori.