A Lamezia Terme il punto sul futuro del vivaismo da produzione
Con un occhio al disegno di legge per il florovivaismo, Cia Calabria Centro, Donne in Campo Calabria e Florovivaisti Italiani promuovono la ricerca e la sperimentazione in ottica green
Si è tenuto a Lamezia Terme, polo di eccellenza che produce il 90% delle piante di agrumi certificati da impianto, il convegno che ha messo al centro il vivaismo da produzione, riunendo Cia Calabria Centro, Donne in Campo Calabria e Florovivaisti Italiani. Dopo l’annuncio del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida sullo schema di disegno di legge delega per il florovivaismo, si punta ora a valorizzare il settore del materiale da impianto.
Il vivaismo da produzione è già impegnato a sostenere la qualità delle piante, che si traduce in garanzia genetica e fitosanitaria, anche su base volontaria, raggiungendo gli standard di qualità più alti in Europa, ma per produrre l’eccellenza occorre cimentarsi anche con le novità all’orizzonte. A partire dal Green Deal Ue e dai regolamenti applicativi, tra cui Farm to Fork, nuove sfide che devono trovare risposta nel prossimo futuro.
Nel convegno, si è ripercorso il complesso iter del Regolamento per la sostenibilità dei prodotti fitosanitari (SUR). La riduzione degli agrofarmaci che è stata proposta dall’Ue è sfidante e non scevra di rischi per la produzione e la sicurezza alimentare ed è per questo che, all’indomani di una pandemia, di rincari importanti delle materie prime e, infine, di una guerra in Europa, è necessario essere cauti, come chiarito dalla responsabile dell’Area economica di Cia nazionale, Claudia Merlino.
In discussione in questi giorni a livello Ue anche le moderne tecniche di genome editing, che rappresentano una possibilità di evoluzione del miglioramento genetico classico delle piante. Per Concetta Licciardello, prima ricercatrice del CREA Olivicoltura, Frutticoltura e Agricoltura, le TEA hanno consentito di superare alcuni dei limiti del passato, con il miglioramento genetico basato fondamentalmente sugli incroci, richiedendo lunghi tempi di realizzazione per le colture arboree e l’impiego di notevoli risorse economiche. Con le nuove tecniche, si guarda alla lotta alle avversità delle piante (anche locali), all’adattamento ai cambiamenti climatici, agli anticipi di produzione. Per la studiosa, l’approvazione al Senato dell’emendamento al Decreto Siccità che consente la sperimentazione in campo delle Tecniche di Evoluzione Assistita, è un buon segnale per lo scardinamento del nesso TEA-OGM.
Cosa accade, invece, con la diminuzione dei principi fitosanitari è stato oggetto dell’intervento di Giovanni Minuto, direttore del CERSAA di Albenga. Una riduzione così drastica, in così poco tempo e in mancanza di alternative, pone non poche criticità agli agricoltori, alle prese già con le riduzioni delle produzioni dovute ai cambiamenti climatici. Per Minuto, l’approccio giusto rispetto alla riduzione dei prodotti fitosanitari dovrebbe tener conto delle attività di ricerca e sperimentazione; seguire il principio di gradualità; essere a misura degli agricoltori ed economicamente sostenibile.
Un faro anche sul biocontrollo nel futuro del vivaismo con Fabio Chessa, esperto in materia di Cia nazionale, per il quale un’agricoltura orientata agli obiettivi di sostenibilità ambientale richiesti dall’Europa non può prescindere dalla diffusione e sperimentazione delle tecniche di biocontrollo, quali soluzioni di origine naturale e con basso impatto sulla salute umana e sull’ambiente. Questa tipologia di prodotti, infatti, rientra perfettamente nelle strategie di controllo integrate e garantisce una serie di vantaggi ecosistemici: l’aumento della biodiversità; la riduzione o la prevenzione delle resistenze; la salvaguardia della salute umana; la riduzione del residuo chimico negli alimenti e, in ultima analisi, produzioni più sane e sostenibili. Per un impulso importante ai nuovi presidi, però, permangono alcune criticità importanti, anche di livello normativo, che devono ancora essere affrontate e risolte.
Poi al centro, anche le produzioni di eccellenza di Lamezia Terme e la qualificazione del materiale di propagazione per gli agrumi, grazie all’intervento di Marco Caruso, ricercatore del CREA Olivicoltura, Frutticoltura e Agricoltura di Acireale. Ѐ stato sottolineato come l’utilizzo dei materiali di propagazione, esente da organismi nocivi per la costituzione di nuovi impianti di agrumi, sia un prerequisito per garantire produzioni sostenibili e di qualità. Una pianta sana, infatti, avrà bisogno di minori input in campo. Il riacuirsi di alcune malattie e l’introduzione di pericolosi patogeni richiedono attività di qualificazione del materiale di propagazione e il sistema di certificazione volontaria. Il progetto specifico, presentato nel corso dell’incontro da Caruso, ha come priorità il miglioramento dello stato fitosanitario del materiale di propagazione di alcune varietà locali, la valutazione della suscettibilità di quelle commerciali e l’ottimizzazione di protocolli di diagnostica dei principali organismi nocivi da trasferire agli operatori del settore.
Per Aldo Alberto, presidente dell’Associazione Florovivaisti Italiani-Cia, in questa fase è dirimente guardare al futuro del settore per porre le basi di uno sviluppo duraturo. Alberto, ha sottolineato come in un momento di profondi cambiamenti, occorra sfruttare le potenzialità della ricerca e orientare le scelte politiche. Per questo è importante seguire le evoluzioni in ambito comunitario su SUR e TEA, spingere sui presidi di biocontrollo per una normativa differenziata e preferenziale rispetto ai fitofarmaci. Fare luce sull’importanza del vivaismo da impianto consente, mentre il MASAF sta lavorando alla legge quadro per il settore, di valorizzare un tassello strategico del made in Italy dell’agroalimentare.
Alle conclusioni dei lavori, il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini. Da parte sua l’accento sul ruolo della difesa fitosanitaria, che deve iniziare dal vivaio con un protagonismo strategico del florovivaismo. Ma, è stato sottolineato dal presidente, la transizione ecologica non può, al momento fare a meno dei presidi fitosanitari, soprattutto in assenza di strumenti alternativi efficaci e disponibili. Il SUR, che sarà in plenaria Ue a ottobre, non può essere quello presentato della Commissione. C’è il rischio di non avere sufficienti strumenti contro la diffusione di malattie e, dunque, perdite di produzione importanti, senza reali benefici. Ѐ, dunque, necessario proseguire nella transizione ecologica con la necessaria gradualità negli obiettivi di riduzione previsti dal regolamento sui fitofarmaci e accelerando, viceversa, su ricerca, TEA e biocontrollo.