30 Novembre 2004
L'agriturismo in Basilicata: difficoltà e problemi da risolvere
"L'agriturismo costituisce oggi un settore in crescita, che meglio rappresenta la multifunzionalità delle aziende agricole voluta dalle politiche agricole comunitarie ed è il simbolo emblematico della riscoperta della 'ruralità', della voglia di campagna e di tranquillità a contatto con la natura. Tuttavia, in Basilicata il settore risente ancora di carenze organizzative e scarsa professionalità degli addetti che lo rendono molto fragile". E' quanto sostenuto da Paolo carbone, vicepresidente della Cia Basilicata e direttore regionale di Turismo verde.
"La legge regionale sull'agriturismo in vigore ormai superata, e la mancanza di controlli hanno favorito, in molti casi, un allentamento del legame con la principale attività agricola e soprattutto nel campo della ristorazione si è aperto -ha detto Carbone- un contenzioso con i ristoratori. Contenzioso in realtà infondato e che rischia di appannare l'immagine delle aziende agrituristiche oneste e che lavorano correttamente nonché dell'intero comparto. Occorre, pertanto, che il Consiglio Regionale di Basilicata approvi quanto prima una nuova legge in materia, per ridefinire alcuni aspetti dell'agriturismo, ritornando allo spirito iniziale di questa attività: valorizzare i prodotti tipici, e le ricette della cucina contadina realizzate con i prodotti aziendali e quelli del territorio circostante cercando sinergie a livello locale tra gli agricoltori. Allo stesso tempo non è pensabile dilatare questa attività al di là dei confini delle strutture rurali a ciò preposte e, quindi, è possibile aumentare la recettività unitaria organizzando le piazzole di sosta per i camper, ma non certamente edificando nuove strutture da adibire ad agriturismo. Un'attività, rigorosamente rispettosa dell'ambiente, che in esso si incasella, senza creare traumi ma valorizzandone tutte le ricchezze che lo circondano".
"Operatori agrituristici, dunque, non solo capaci di ospitare e far mangiare i cittadini ospiti, ma 'agenti dello sviluppo' del territorio e delle sue risorse, in grado di promuovere, valorizzare e vendere, non solo prodotti agricoli, ma anche -ha rilevato Carbone- tutte le mille opportunità di svago che possono essere realizzate nell'azienda e nel territorio circostante, dal trekking all'ippoturismo, dalle fattorie didattiche all'osservazione naturalistica, all'approccio con i beni architettonici, archeologici e culturali, in un mix di iniziative ed attività che sono sempre più richieste e richiedono perciò un'adeguata professionalità. Dall'utilizzo di internet e delle lingue straniere, il lavoro degli agriturismi deve essere sempre più specializzato per raggiungere un numero di ospiti stranieri sempre più numeroso, esigente e qualificato".
"In questo quadro -ha ribadito il vicepresidente della Cia Basilicata- deve essere inserita un'azione di formazione degli operatori altamente specializzata, per far sì che gli operatori agrituristici lucani, accanto alla tradizionale accoglienza dell'ospite sappiano affinare un'offerta diversificata, a partire dalla valorizzazione di una ristorazione basata esclusivamente sulle produzioni aziendali e locali, fino ad offrire una gamma di servizi aggiuntivi che rendono piacevole e interessante il soggiorno in azienda. La nuova legge regionale deve, inoltre, prevedere e garantire una fuoriuscita 'morbida' di quelle aziende che hanno sforato i parametri dell'agriturismo e perciò vanno considerate e inserite nel più vasto settore del turismo rurale".
"Mantenere, pertanto, un forte legame con l'impresa agricola deve essere l'obiettivo principale. Questa -ha sostenuto Carbone- deve essere una caratteristica imprescindibile dell'agriturismo lucano, l'unica strada per continuare a garantire, anche alla luce della nuova politica agricola dell'Unione Europea, a continuare a garantire, soprattutto nelle aree interne, svantaggiate e marginali, un'integrazione di reddito agli agricoltori. Sarebbe auspicabile che nella nuova Legge fosse prevista la costituzione di un Osservatorio regionale, cui partecipano insieme all'assessorato Agricoltura, L'Università di Basilicata e le Associazioni regionali riconosciute a livello nazionale, che consenta di monitorare costantemente e adeguatamente il settore, nella necessaria flessibilità orientando la crescita equilibrata, in un legame sempre privilegiato con la principale attività agricola e incentivando l'adozione volontaria di norme di qualità dei prodotti e dei servizi realizzati nelle aziende agrituristiche. Insieme con una nuova imprenditorialità agricola con la valorizzazione dei prodotti tipici e tradizionali (l'agriturismo come vetrina della tipicità alimentari del territorio), occorre promuovere una cultura dell'agriturismo, sia per quanto riguarda gli operatori che per quanto riguarda gli ospiti. I primi devono sapere cosa offrire e i secondi cosa è legittimo aspettarsi in un'azienda agrituristica".
"Il rischio è, invece, che -ha concluso Carbone- la presenza di una piscina divenga il selettore di qualità tra un agriturismo e l'altro. Al contrario, se l'agriturismo è in primis un'azienda agricola, dove l'acqua per irrigare è un bene prezioso ed irrinunciabile, senza nulla togliere alla comodità e al gusto di farsi una nuotata in campagna, non si può accettare questa logica. Evitando di classificare gli agriturismi in base a stelle, spighe o altro, mutuando da altri settori una scala di eccellenza che ben poco ha a che vedere con la realtà dell'agriturismo, ingenerando confusione negli ospiti, soprattutto quelli stranieri, che non riescono ad orientarsi tra le diverse realtà territoriali che adottano sistemi di classificazione differenti.Il bel rustico, riattato con cura e nel rispetto dei materiali del luogo, insieme con la buona cucina tipica e locale fanno certamente la differenza tra un agriturismo e l'altro, ma è soprattutto il calore umano con cui si viene accolti che contraddistingue un agriturismo da altre forme di recettività turistica".