27 Gennaio 2022 | None

Italia prima al mondo contro sprechi a tavola: "solo" 67 kg a testa

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Dato più basso tra i 78 Paesi analizzati dal Food Sustainability Index dell'Economist Impact

Italia patria del buon cibo e anche modello per il mondo nel rispetto di specifici parametri nutrizionali, ambientali, sociali ed economici. A dirlo è il nuovo Food Sustainability Index (FSI), sviluppato dall'Economist Impact con Fondazione Barilla, che racconta dell'ottima performance del nostro Paese, eccellenza in materia di lotta agli sprechi alimentari e alle perdite di cibo lungo la filiera produttiva.

In Italia, secondo il nuovo FSI - che analizza il nesso cibo-salute-ambiente in 78 Paesi attraverso 38 indicatori - lo spreco alimentare pro capite annuo a livello domestico è di circa 67 Kg, nella ristorazione di 26 kg, mentre nella distribuzione di 4 kg, il dato più basso registrato tra i Paesi analizzati dall'indice. Nella filiera produttiva, invece, si perde appena il 2% del cibo

Per il Food Sustainability Index gli italiani sono, dunque, sulla buona strada contro gli spechi a tavola che a livello globale riguardano un terzo del cibo prodotto (il 28%). In questo ambito, i cinque Paesi con le migliori politiche in atto sono Francia, Italia, Stati Uniti, Germania e Argentina. A livello mondiale, le perdite di cibo tra i primi 19 classificati non superano il 3% della produzione alimentare totale, rispetto alla media generale del 6%. Anche i rifiuti alimentari domestici sono al di sotto della media (85 kg di cibo sprecato pro capite all'anno) in quasi 40 paesi del FSI.

Per quanto riguarda le altre metriche analizzate nel rapporto FSI, interessante l'impegno italiano sul fronte della qualità della vita. A livello europeo, con lo score di 86 siamo dopo Francia e Spagna, ma prima della Germania. L'aspettativa di vita alla nascita è 83,2 anni, mentre quella relativa alla salute è di 71,9. Problemi, quali la sottonutrizione o la malnutrizione infantile presentano una prevalenza molto bassa, come d'altra parte nella maggioranza dei paesi occidentali.

Infine, Giappone, Svezia, Danimarca, Francia e Cina sono i primi cinque Paesi con le migliori performance per l'area delle sfide nutrizionali. Questa è probabilmente l'area che, più di altri, mette in luce le differenze che ancora caratterizzano i Paesi ad alto e basso reddito: infatti, 19 dei 20 Paesi con i migliori risultati sono Paesi ad alto reddito, in cui le diete sane e sostenibili sono economicamente accessibili alla popolazione. Tuttavia, solo 7 di questi 19 paesi includono l'aspetto della sostenibilità della dieta nelle linee guida alimentari nazionali.

Per scoprire di più sul progetto visita il sito:  impact.economist.com/projects/foodsustainability/