23 Settembre 2011
Istat: consumi alimentari in picchiata e il carrello della spesa è sempre più vuoto
Si continua a tirare la cinghia nelle case degli italiani dove si risparmia anche sulla tavola. Lo dimostrano i dati Istat sul commercio al dettaglio a luglio, che registrano un calo dei consumi alimentari dello 0,3 per cento rispetto a giugno 2011 e del 2 per cento in confronto allo stesso mese del 2010. Significa che le famiglie italiane sono costrette a tagliare sugli alimentari, diminuendo quantità e qualità di cibo e bevande. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, commentando il rapporto diffuso oggi dall'Istituto nazionale di Statistica.
L'attenzione al risparmio da parte degli italiani, sempre a caccia del prezzo più basso, è evidente dai dati relativi alle tipologie commerciali. Sebbene perdano terreno tutti gli esercizi indistintamente, ad accusare di più i carrelli vuoti sono gli ipermercati che calano del 3,9 per cento rispetto al luglio 2010, seguiti dai supermercati (-1,7). Mentre a "tenere" sono solo i discount, la cattedrali dell'offerta, per cui la flessione su luglio 2010 resta al di sotto dell'unità (-0,9), mentre nei primi sei mesi del 2011 mettono a segno un + 0,9 rispetto all'anno precedente.
Continua, quindi, il trend negativo che va avanti da inizio anno. Il primo trimestre del 2011 si è chiuso con una flessione acquisita del 3,6 per cento e le performance dei singoli comparti nel periodo gennaio-giugno sono altrettanto negative. Nella prima metà dell'anno infatti, riduzioni significative in quantità si sono registrate per pane (-8,5 per cento); pesce (-4,8 per cento); soprattutto quello fresco (-6,4 per cento); carne rossa (-3,2 per cento) e frutta (-2,7 per cento).
Ma ciò che è più preoccupante è lo stravolgimento delle spese casalinghe per cui il budget mensile destinato alla busta della spesa è stato addirittura superato da quello per trasporti, carburanti ed energia elettrica, che pesa sulle famiglie italiane mediamente 470 euro mensili, contro le 467 euro per gli alimentari. E ora il rischio è che l'aumento di un punto percentuale dell'Iva sui carburanti faccia schizzare ancora più in alto i prezzi del carrello della spesa.