18 Maggio 2004

In pericolo l'allevamento della "Piemontese" ?

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L'Ue, con la recente riforma della politica agricola comune, ha stabilito che i sostegni al reddito agricolo potranno essere erogati alle aziende in forma "accoppiata", e cioè legati alla effettiva produzione. o in forma "disaccoppiata", cioè anche in assenza di reali processi produttivi, ma sulla base delle produzioni storiche (il sostegno diventa una rendita), oppure in forma "parzialmente accoppiata". I governi nazionali devono ora indicare quale regime di aiuti preferiscono.
Il governo italiano -afferma una nota della Cia del Piemonte- ha optato per il "disaccoppiamento" totale, con una scelta del tutto incoerente rispetto all'azione compiuta in sede di negoziato Ue, dove si era invece battuto, con forza, per l'accoppiamento, ritenendolo decisivo per tutelare le filiere nazionali ed il nostro agroalimentare di qualità.
Il "disaccoppiamento", infatti, è più facile da gestire da un punto di vista burocratico, ma -aggiunge la Cia piemontese- si può ripercuotere negativamente sulle produzioni nazionali.
La produzione di grano duro, già deficitaria del 30 per cento rispetto al fabbisogno, rischia di ridursi ulteriormente di un 25/30 per cento. Quella delle carni bovine, deficitaria del 45 per cento, potrebbe ridursi di un ulteriore 10/15 per cento.
In montagna, secondo la Cia del Piemonte- è prevedibile un progressivo abbandono da parte delle aziende zootecniche dell'allevamento delle vacche nutrici, che costituiscono l'ossatura della zootecnia montana.
La Regione Piemonte, consultata dal governo, ha deciso -sostiene la Cia regionale- di esprimere un parere positivo al "disaccoppiamento" totale, ponendo come unica condizione che il 10 per cento di prelievo sugli aiuti per realizzare politiche di qualità, nel caso venisse attuato (è una possibilità concessa dalla Ue), venga ritornato alle Regioni di origine.
Sono già pervenute alla Regione le prime espressioni di dissenso. L'Anaborapi, che associa gli allevatori della Razza Bovina Piemontese, ha sollecitato la Regione a premere sul governo perché venga almeno accoppiato il contributo relativo alla vacche nutrici, in quanto allevate in aziende strettamente collegate al territorio, che rappresentano il pilastro fondamentale della zootecnia da carne nazionale e perché venga destinata una quota dei contributi previsti per l'agricoltura di qualità ( il prelievo del 10 per cento) alle aziende che allevano bovini di razze autoctone iscritte al libro genealogico.
La Cia del Piemonte ha espresso forti critiche per l'incoerenza delle scelte del governo. La Cia del Piemonte avrebbe preferito in alcuni casi un regime "accoppiato" di sostegni, ma di fronte all'argomentazione del governo, che un regime di aiuti "parzialmente accoppiato" avrebbe fatto perdere molte risorse agli agricoltori italiani (perché il sistema di erogazioni degli aiuti è inefficiente), si è allineata con la posizione della Regione Piemonte. Con molto riserve.