Grande successo per la 35° “Rafanata” promossa da Cia Val D’Agri
Grande successo per la tradizionale “Rafanata”, la manifestazione organizzata da Cia Val D’Agri con la Spesa in Campagna, con l’obiettivo di promuovere e valorizzare il rafano, non solo ingrediente delle più antiche ricette della tradizione contadina lucana ma anche ulteriore opportunità per incrementare il reddito degli agricoltori.
L’evento, giunto quest’anno alla 35° edizione, si è tenuto a Viggiano, location l’Hotel Kiris. Tantissimi le persone accorse a gustare i piatti tipici a base del cosiddetto “tartufo dei poveri”.
Il rafano è un’eccellenza riconosciuta come Prodotto Agroalimentare Tradizionale (PAT) della Basilicata e si coltiva principalmente in Val d’Agri, nel Lagonegrese e nell’area del Vulture. E’ una pianta erbacea perenne di cui si usa la radice, che viene grattugiata e preparata in vari modi: fresca, conservata sott’olio o sottaceto (detto anche “cren”) o insieme a salse, senape, mostarde. Il rafano è marroncino, molto piccante e ha proprietà antibatteriche. Nella gastronomia tipica lucana, è usato specie per i fusilli al sugo di maiale, per aromatizzare alcuni piatti e per la frittata classica, a base di uova e rafano grattugiato, pecorino ed erbetta selvatica.
Oggi si tratta di un prodotto di grande richiesta, anche sui mercati del Nord, che riesce a spuntare prezzi di vendita al dettaglio fino a 18-20 euro al kg (sulla base di qualità, grandezza, tipicità della zona di raccolta).
“Da alcuni anni stanno nascendo in Val d’Agri i primi veri e propri imprenditori di rafano, tenuto conto che la richiesta di questo prodotto è notevolmente cresciuta nel Paese e si fa ricorso all’import da Paesi europei e persino dal Giappone -spiega il dirigente della Cia Val d’Agri, Nicola Pisano-. Per la Confederazione, la Rafanata che si celebra ogni anno con i coltivatori della valle (che consiste nella produzione di un gigantesco panettone salato cotto in forno a legna realizzato con 400 uova, 6 kg di rafano macinato, 6 kg di pecorino di Moliterno ed erbe aromatiche) è un’occasione per valorizzare le tradizioni gastronomiche rurali, riproponendo alcune delle tante ricette a base di rafano e per dimostrare che quella che una volta si definiva la ‘cucina povera’ oggi può rappresentare reddito aggiuntivo specie per i titolari di aziende agricole a conduzione familiare”.
Il rafano, aggiunge la direttrice di Cia Potenza, Giovanna Perruolo, “rientra nel progetto di filiera agroalimentare della Val d’Agri a cui sta lavorando la Confederazione lucana. Perché il destino dell’area, più che il petrolio, è un’agricoltura di qualità a certificazione territoriale, con la piena valorizzazione di ogni prodotto tipico. Ancora una volta il binomio cibo e cultura risulta essere la carta vincente per la Basilicata. Il legame con il territorio, opportunamente valorizzato nelle strategie imprenditoriali, rappresenta uno dei maggiori fattori di competitività dell’agroalimentare. Il settore deve tornare a rappresentare un fattore costitutivo del territorio, l’attività produttiva che interfaccia l’ambiente geografico con la comunità. Il legame con il territorio delle strategie agricole e agroalimentari non è dato solo da fattori geografici e naturali, ma anche storici e culturali. Componente identitaria di un territorio è il paesaggio agrario modellato storicamente dagli agricoltori. Cia Val d’Agri ritiene questo legame essenziale per un’agricoltura italiana, che vuole tornare a crescere e contribuire alla crescita economica e sociale dell’intero Paese”.