03 Febbraio 2025 | None

Granaio Italia: Cia Puglia, basta rinvii. Governo non prenda in giro gli agricoltori

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L'appello del presidente Sicolo: “Non assecondate i poteri forti, comprate solo pasta fatta al 100% con grano italiano”

“Se saranno nuovamente rinviati Granaio Italia e la piena attivazione del registro telematico, necessari per un controllo e un monitoraggio finalmente seri e certificati del grano duro italiano e di quello importato, vorrà dire che il Governo vuole consapevolmente prendere in giro i cerealicoltori e i consumatori italiani. Questo è offensivo, inaccettabile, un danno per l’agricoltura italiana, e rende tragicomica la scritta ‘sovranità alimentare’ sulla targa d’ingresso del Masaf”.

È questa la posizione espressa da Gennaro Sicolo, presidente di Cia Puglia e vicepresidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, in merito all’emendamento al Milleproroghe (firmato dai deputati De Carlo e Lisei di Fratelli d’Italia), con cui il Governo chiede di posticipare l’obbligo di registrazione delle movimentazioni dei cereali al 1° gennaio 2026. Dopo una prima operatività sperimentale scattata la scorsa estate, il ministro Lollobrigida e il Governo avevano preso l’impegno di passare alla piena attuazione del registro telematico dal primo marzo 2025.

“Ai consumatori italiani rilanciamo il nostro appello: comprate solo pasta fatta al 100% con grano italiano: fatelo per la vostra salute e per salvaguardare la sopravvivenza della cerealicoltura italiana, smontando il giochetto dei poteri forti che puntano sulle importazioni di grano di cui spesso è incerta anche la provenienza oltre gli standard di sicurezza alimentare”.

Sull’entrata in funzione di Granaio Italia, strumento fondamentale per porre un freno alle speculazioni e ai valori al ribasso che penalizzano i cerealicoltori italiani a tutto vantaggio delle importazioni, Cia-Agricoltori Italiani e la sua declinazione pugliese hanno condotto una battaglia serrata. Ad aprile 2023, l’organizzazione ha avviato una campagna e una petizione nazionale (https://chng.it/zVC8sWyT75) capaci di raccogliere oltre 75mila firme. Cia Puglia, inoltre, ha raccolto l’adesione dell’Anci Puglia e di ben 45 comuni pugliesi, rappresentativi di oltre 1 milione e 200mila cittadini della Regione Puglia, alla propria piattaforma di proposte per salvaguardare il settore cerealicolo italiano e tutelare i diritti dei consumatori ad avere una piena, totale e trasparente informazione sul grano utilizzato per produrre la pasta italiana. Una mobilitazione suggellata con tre grandi manifestazioni a Foggia, Bari e Roma, durante le quali migliaia di agricoltori e decine di amministratori locali hanno richiesto a gran voce che la cerealicoltura italiana sia messa nelle condizioni di tornare a produrre senza la spada di Damocle delle importazioni selvagge e incontrollate, con meccanismi che certifichino provenienza e salubrità del prodotto, in modo che il grano italiano torni ad avere un valore equo, corrispondente alle sue caratteristiche qualitative e commisurato ai costi di produzione parametrati sugli standard vigenti nel nostro Paese.

“Tutte quelle battaglie -ricorda Sicolo-, hanno portato prima alla riattivazione della Commissione Sperimentale Unica per il prezzo del grano e poi, a marzo dello scorso anno, alla definizione da parte del Governo dei tempi di avvio per il registro telematico e per l’intero pacchetto di azioni previste con Granaio Italia. Un ulteriore rinvio sarebbe un tradimento degli agricoltori da parte del Governo. Il Registro telematico e le misure di Granaio Italia sono gli strumenti necessari a ristabilire una grande ‘operazione verità’ sulla produzione cerealicola italiana, sul fabbisogno della filiera grano-pasta e, soprattutto, su quantità, qualità e la provenienza delle massicce e crescenti importazioni di frumento dall’estero”. Da giugno 2022, quando il “fino” alla Borsa Merci di Foggia fu quotato a 562 euro alla tonnellata, il valore del grano duro italiano ha subito un vero e proprio tracollo: l’ultima quotazione, quella del 29 gennaio 2025, è di 332-337 euro alla tonnellata. Peccato che nel frattempo i costi di produzione siano saliti a oltre 1300 euro per ettaro.

“Basta assecondare i poteri forti che affossano l’agricoltura: si dia il via a Granaio Italia e si attivino le procedure del registro telematico superando quelle difficoltà tecniche che, a tutti gli effetti, sembrano la foglia di fico dietro la quale nascondere un altro colpo mortale alla nostra cerealicoltura”.