15 Novembre 2010

Gli americani vanno pazzi per l'Asti. Carlo Ricagni (Cia di Alessandria): mettersi tutti intorno ad un tavolo per discutere del futuro

Condividi

L'Asti ed il Moscato d'Asti sono molto di moda negli Stati Uniti.Dei nostri viniha parlatocon entusiasmoanche il Wall Street Journal, in un articolo a firma di Lettie Teague, una giornalista esperta di vini e cibo, tra le firme più famose del foglio americano. L'articolo ha per titolo "The Asti-ization of America", ossia l'Astizzazione dell'America.
"Proprio l'altra sera -ha scritto - la figlia di un amico stava parlando di un ottimo Asti che aveva assaggiato in un wine-bar dellaFlorida. E di recente, i rivenditori di vino dalla California al Texas mi hanno raccontato che le vendite di Asti Spumante sono salite alle stelle. Che cosa sta succedendo? Gli americani sono segretamente diventati dolci grazie a questo frizzante spumante da Asti, Italia? (
La giornalista ha raccontato anche della sua personale preferenza per il Moscato d'Asti "tappo raso" di cui elogia gli aromi e il basso contenuto d'alcol (citando anche tre case produttrici: Saracco, Ceretto e Rivetti).
Associazioni di categoria, consorzio, produttori, aziende e cantine, dovrebbero a questo punto trovare un minimo di strategia comune per approfittare del momento favorevole.
Nell'incontro svoltosi lunedì 8 novembre scorso, presso la sede del Consorzio dell'Asti, voluto dal Consorzio stesso, oltre ad esaminare l'andamento (molto positivo)del mercato,si è aperta una riflessione proprio sulle prospettive dell'Asti.
Carlo Ricagni, presidente provinciale della Cia di Alessandria, nell'occasione ha affermato che: "L'accordo interprofessionale per il Moscato nel corso di questi anni si è dimostrato uno strumento valido,attraverso cuisi sonopotute regolamentare le produzioni in base alla reale domanda di uve moscato da parte dell'industria, al punto di essere preso a modello per altre produzioni quali il Brachetto e il Gavi".
"Tutto questo -ha proseguito Ricagni- significa, per la denominazione dell'Asti, se si vogliono ottenere risultati importanti ed obbiettivi ambiziosi, che tutta la filiera deve essere coinvolta".
Gli industriali e il presidente del Consorzio hanno manifestato il timore di un possibile rischio di carenza di prodotto, a fronte di un aumento delle richieste previsto per i prossimi anni, soprattutto sul mercato internazionale.
Preoccupazione è stata espressa anche per l'incremento, sia in Italia che all'estero, delle superfici impiantate a Moscato, potenziali produttrici di vini che possono entrare in competizione con il prodotto tipico della nostra Regione.
Il quesito chegli operatori del comparto si sono posti nel corso dell'incontro riguarda principalmente come gestire la domanda dei prossimi anni, in particolare se e come incrementare la produzione di Moscato di Asti: aumentare le superfici, superando l'attuale bloccodei nuovi impianti, oppure aumentare la produzione attraverso l'incremento delle rese previste dal disciplinare?
"E' indispensabile -ha affermato Carlo Ricagni- mettersi tutti insieme intorno ad un tavolo per gestire in modo serio e concreto il discorso dell'aumento delle produzioni. I vantaggi devono chiaramente ricadere positivamente sui produttori agricoli che, ora più che mai, devono raggiungere una forte coesione. È chiaro che uno degli obbiettivi a fronte dell'aumento di prodotto deve essere anche il mantenimento della qualità del prodotto, partendo dal presupposto che la Docg dell'Asti non è assimilabile a nessun altro generico moscato e che il suo legame al territorio è il fondamento per il suo riconoscimento a livello mondiale".