02 Gennaio 2006

Frutta e verdura: i rincari al dettaglio fanno crollare i consumi. Meno 4,8 per cento in un anno. E sui campi invece i prezzi sempre in discesa

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Sempre meno frutta e verdura sulle tavole degli italiani. Ma la spesa per acquistare questi prodotti è continuata a crescere. Nel 2005 i consumi pro-capite sono scesi da 315 chili a 300 l'anno (meno 4,8 per cento), mentre dalle tasche di ogni famiglia del nostro Paese sono usciti più euro: nel 2004 si spendevano, infatti, circa 93 euro al mese per comprare ortofrutticoli, nel 2005 tale cifra e arrivata a 99,3 euro (più 6,8 in termini percentuali). E' quanto evidenzia la Cia-Confederazione italiana agricoltori sulla base dell'elaborazione dei dati relativi ai consumi alimentari nel nostro Paese.
Nelle sue analisi, la Cia rileva che nel 2004 ogni famiglia italiana spendeva 60 euro al mese per gli ortaggi e 33 euro per la frutta. Oggi la situazione è così cambiata: 64 euro per i primi e 35,3 euro per i secondi. Sempre nel 2004 il consumo pro-capite per le verdure era di 197 l'anno e di 118 per la frutta. Consumi che nel 2005 sono scesi, rispettivamente, a 193 e a 107. Così si sono allontanati sempre di più questi prodotti, pur importanti sotto il profilo nutrizionale, dalla nostra alimentazione.
La continua flessione negli acquisti ortofrutticoli, secondo la Cia, è dovuta essenzialmente ai rincari, spesso ingiustificati, e alle manovre speculative che hanno continuato a disorientare i consumatori i quali sono stati costretti disertare sempre di più i banchi di frutta e verdura. Questo, tuttavia, non è stato sufficiente a risparmiare. Dalle borse delle famiglie italiane sono usciti più soldi per la spesa degli ortofrutticoli.
I prodotti ortofrutticoli -sostiene la Cia- hanno invece fatto segnare sui campi cali consistenti (in media tra il 12 e l'14 per cento). In pratica, gli agricoltori hanno venduto a prezzi inferiori rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Così la forbice tra prezzi all'origine e quelli al dettaglio è continuata ad allargarsi in maniera preoccupante. Dal campo alla tavola si registrano aumenti anche di venti volte e questo inevitabilmente ha contribuito alla diminuzione degli acquisti.
Ciò dimostra -rileva ancora la Cia- che il consumatore non guarda più alla qualità e ai valori nutritivi del prodotto, ma unicamente al prezzo e compra i prodotti più convenienti. Insomma, il mix tra rincari e minor disponibilità economica ha fatto cambiare le abitudini alimentari degli italiani. Principali "vittime" di questo cambiamento sono state proprio frutta, verdura e ortaggi di ogni tipo. E questo, nonostante i ripetuti inviti dei medici a consumare questi prodotti fondamentali, soprattutto per i bambini e gli anziani, per una corretta alimentazione.
Il calo nelle vendite di frutta è verdura -sottolinea ancora la Cia- si è registrato anche durante le feste di Natale e Capodanno, con un meno 4,7 per cento rispetto all'analogo periodo dello scorso anno. Ancora una volta la causa principale sono stati i rincari ingiustificati al dettaglio e all'ingrosso. Sui campi, pure in dicembre, l'andamento è stato completamente inverso, con una flessione dei prezzi praticati dai produttori agricoli che si è attestata attorno al 10-11 per cento. Una flessione che, insieme ad un costante e vertiginoso aumento dei costi di produzione e previdenziali, ha contribuito ad un taglio netto del 9,6 per cento dei redditi degli agricoltori.