Florovivaismo: Cia Padova, negli ultimi cinque anni perse 20 aziende
I dati sul settore divulgati dalla Confederazione alla vigilia di Flormart
Negli ultimi cinque anni, 2018-2023, la provincia di Padova ha perso 20 aziende florovivaistiche (anche) a causa degli aumenti dei costi di produzione: da 445 attività a 425 attività (50 delle quali si trovano nel solo distretto di Saonara). Sono presenti più ombre che luci nel report a cura di Cia-Agricoltori Italiani Padova sul comparto, i cui dati vengono diramati a pochi giorni dal taglio del nastro di Flormart. Nel padovano il fatturato del settore di attesta a 75 milioni di euro all’anno, ovvero il 30% dal valore complessivo regionale. Fra i diversi segmenti produttivi, il più numeroso si conferma quello del vivaismo ornamentale, in cui operano 370 aziende (l’87% del totale), in calo del 2,1% rispetto al 2022 (dati Veneto Agricoltura). Seguono l’orticolo, al quale è vocato il 33% delle aziende (140 unità, - 3,3%), e quello frutticolo, dove operano 64 aziende (il 15,6% del totale), in calo dello 0,9%. In flessione le aziende operanti nel vivaismo viticolo (18 aziende, -3,6%) e dei fiori recisi (-2,3%). Per quanto riguarda l’area di commercializzazione dei prodotti, l’andamento risulta stabile: la quota di vendite destinate in ambito provinciale è ferma al 39,3%. Rimangono invariate, inoltre, sia la quota di vendite in Italia (34,5%) che all’estero (8,4%).
"I numeri del florovivaismo sono sovrapponibili a quelli dell’intera filiera agroalimentare padovana -sottolinea il presidente di Cia Padova, Luca Trivellato-. Crescono i costi di produzione, mentre diminuiscono i guadagni. Oggi gli agricoltori ricavano il 10% in meno, in media, di ciò che introitavano un anno fa”. Nel frattempo, continua ad incrementare l’inflazione, che ad agosto ha registrato un +1,1% su base annua. “Tutti i florovivaisti sono sempre più in difficoltà. Chiediamo un supporto concreto alle Istituzioni: per ogni attività che chiude, muore un presidio economico, sociale e ambientale del territorio”. Nel 2022 il caso limite relativo ai costi fissi, quando i florovivaisti sono arrivati a spendere dal 50% in più per il gasolio e l’elettricità, al 400% in più per i concimi e il metano.
"Se in altri comparti -spiega Trivellato- è possibile concentrare le operazioni colturali nelle ore di minor costo dell’energia elettrica, le imprese florovivaistiche non sono nelle condizioni di interrompere le loro attività, pena il venir meno della fioritura". Le rose, ad esempio, hanno bisogno di una temperatura fissa di almeno 15 gradi per fiorire; lo stesso vale per le gerbere, mentre per le orchidee servono almeno 20-22 gradi, per il rosmarino 21 gradi costanti.
Nell’ambito del Salone Internazionale del florovivaismo di Padova, Cia organizza il convegno “I controlli fitosanitari e le pratiche commerciali sleali nel florovivaismo: obblighi e opportunità”, in programma venerdì 27 settembre, alle 11, nella Sala 8A, Padiglione 8. Un momento di confronto e approfondimento sui controlli fitosanitari, gli adempimenti obbligatori e le pratiche commerciali sleali. Interverranno Aldo Alberto, presidente Florovivaisti Italiani Cia, Marco Parise e Francesco Lavagnoli, Servizio Fitosanitario Regione Veneto, Vincenzo Zagari, Servizio Fitosanitario Regione Lombardia, e Massimo Bagnoli, Coordinatore Area tecnico normativa e responsabile settore fiscale di Cia.