05 Dicembre 2007

Finanziaria: una mole di adempimenti burocratici rischia di mettere in ginocchio le piccole imprese agricole

Condividi


Il presidente della Cia Politi scrive al ministro De Castro e al viceministro Visco. Sollecitata l'abrogazione di una misura che potrebbe avere conseguenze negative sull'attività dei piccoli agricoltori.


"Una misura che rischia di provocare danni gravi, sia sotto l'aspetto economico che sociale, alle piccole imprese agricole, che rappresentano un elemento insostituibile per l'ambiente rurale. Va, quindi, abrogata per evitare conseguenze negative per queste importanti strutture". Così scrive, in una lettera inviata al ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Paolo De Castro e al viceministro dell'Economia Vincenzo Visco, il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi in merito all'emendamento della Finanziaria 2008, con il quale si dispone che i produttori che, nell'anno precedente, hanno realizzato un volume di affari non superiore a 7.000 euro, costituito per almeno 2/3 da cessioni di prodotti "agricoli per definizione", dovranno comunicare all'Agenzia delle Entrate l'ammontare delle operazioni (attive e passive) effettuate.
Per la Cia una misura del genere rischia "di rendere lettera morta" il valore della semplificazione, cui si è, peraltro, ispirato fin dall'inizio il legislatore per non arrecare disagio agli agricoltori con esegui volumi di affari. "Tant'è che -scrive Politi- nei confronti di costoro gli unici obblighi previsti dalla disciplina Iva, sono quelli rappresentati dalla mera conservazione e numerazione delle fatture di acquisto e delle autofatture di vendita".
"Con l'emendamento -sottolinea il presidente della Cia- all'agricoltore esonerato è, invece, richiesto di comunicare, anche per via telematica, l'ammontare delle operazioni effettuate in un determinato periodo, inizialmente stabilito ogni trimestre, ora, dopo l'esame del provvedimento in commissione Bilancio della Camera, riassunto, sembrerebbe, in un unica informazione annuale".
"Indipendentemente dalla frequenza dell'adempimento, esso -rileva Politi- risulta inutile e anacronistico per l'Amministrazione finanziaria, fortemente dannoso per le piccole imprese agricole che, anziché, essere sgravate di ulteriori adempimenti che ne frenano la crescita e l'affermazione sui mercati vengono appesantite di ulteriori orpelli che, inevitabilmente, le allontana da quegli standard di competitività che risultano essenziali per la stessa sopravvivenza dell'impresa".
"Le piccole imprese agricole, che rappresentano una parte significativa del tessuto produttivo dell'italian style agricolo, sono lontane dal pensare che si tratti di un'opportunità a loro offerta per valorizzare e certificare la qualità e la tipicità del prodotto agricolo italiano, rispetto alle produzioni agricole provenienti da ogni parte del mondo. Né tanto meno ritengono -sostiene il presidente della Cia- che si tratti di una manovra utile a contrastare forme più o meno diffuse di evasione ed elusione, considerando che l'attuale disciplina Iva già prevede l'onere della certificazione da parte del cessionario imprenditore che acquista da un agricoltore esonerato e soprattutto in virtù del fatto che si tratta comunque di entità esigue per dimensioni e prodotto".
"Trovo, quindi, incomprensibile -conclude Politi- la decisione assunta, peraltro in controtendenza rispetto alle misure di semplificazione introdotte a favore dei piccoli imprenditori degli altri settori economici e dei professionisti ed artisti. E per questo sollecito un tempestivo intervento mirato ad abrogare l'intera disposizione".