Doggy bag, italiani restii a chiedere avanzi
Indagine Cuki su spreco alimentare e abitudini fuori casa
Chiedere al cameriere un contenitore per portare via il cibo non consumato provoca vergogna nei confronti del ristoratore/cameriere ma soprattutto verso le altre persone che lo vedrebbero portare via gli avanzi. A dichiararlo quasi il 58% degli intervistati coinvolti nell’ambito della ricerca “Doggy Bag, a chi” promossa da Cuki (che nel 2016 avvio con Banco Alimentare Onlus il progetto “Cuki Save Bag”) per far chiarezza sul tema dello spreco alimentare, analizzando le abitudini degli italiani fuori casa.
Stando alla ricerca Cuki, ben il 37% si sente frenato dal fatto di essere l’unico a fare tale richiesta. L’indagine mette in evidenza un dato ancora più preoccupante: quasi 2 giovani su 3 (cluster dai 18-34 anni) si sentono frenati nell’utilizzo della doggy bag (62% degli intervistati).
L’Italia che emerge è abbastanza diversa a seconda delle regioni: nel Centro e nel Sud quasi 2 italiani su 3 dimostrano remore nella richiesta della doggy bag, mentre nel Nord solo 1 su 2.
La strada nella lotta allo spreco alimentare fuori casa è ancora lunga. Infatti, nel 40% dei casi gli italiani al ristorante avanzano porzioni di cibo che, non venendo consumato, è destinato alla discarica. In presenza di bambini il dato aumenta toccando il 59%. Considerando il numero di “coperti giornalieri” al livello nazionale parliamo di tonnellate di alimenti pronti per essere consumati che invece vengono mandati in discarica.
Ma non tutto è perduto. Infatti, dalla ricerca si evince che noi Italiani stiamo già “lavorando su noi stessi” per contenere lo spreco alimentare: oltre il 46% ordina un piatto per volta, il 29% chiede di portare via la porzione di cibo o piatto non consumato, il 17% ordina con “il cervello” e non con “gli occhi”, mentre il 7,6% ammette di consumare tutto ciò che ha ordinato anche se non ha più appetito.
L’indagine mette in risalto che se la doggy bag fosse richiesta da più persone il senso di vergogna provato dal singolo sarebbe minore e che anche il più imbarazzato la richiederebbe. La lenta diffusione di questa pratica in Italia è quindi da attribuire ad un timore del giudizio altrui per un comportamento che nel resto del mondo viene considerato normale. Ciò conferma ulteriormente quanto la paura del giudizio degli altri, prevalentemente sconosciuti si rifletta in modo negativo sul nostro comportamento in tema di spreco alimentare.
Ma cosa farebbero gli italiani del cibo riportato a casa? Il 55% condivide il cibo con la famiglia, riconoscendo, in questo modo, il valore di convivialità del cibo, e il 37% lo consumerebbe personalmente. Solo il 6% darebbe al cane quanto non mangiato al ristorante, e qui potrebbe nascere una provocazione: è ancora il caso di chiamarla Doggy Bag? Circa il 17% degli intervistati sostiene che a frenarli dal portare via il cibo dal ristorante è proprio il nome doggy bag.
C’è ancora una parte significativa degli italiani che non ha sentito parlare di questa buona pratica; Il 36,3%, infatti, dichiara che non ha sentito niente a riguardo. Tra chi invece conosce l’argomento, 1 italiano su 3 afferma di averne sentito parlare in TV, in parte anche in programmi tv con contenuti specifici del mondo food, mentre solo 1 italiano su 5 ne ha sentito parlare nei social network e sulla carta stampata.