05 Febbraio 2019 | None

Da rifiuti organici a rinnovabili, in un unico processo

#sostenibilità #agroalimentare #agroenergie #sprecoalimentare
Condividi

Per la prima volta grazie al progetto italiano realizzato con i ricercatori del Cnr

Rifiuti organici convertiti in biogas come fonte di energia rinnovabile, tramite un unico processo. Membrane separano e purificano l’anidride carbonica per successivo utilizzo. A renderlo possibile, per la prima volta un progetto italiano realizzato con la collaborazione di un team di ricercatori dell’Istituto per la tecnologia delle membrane del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Itm) di Rende (Cs) e raccontato sulla rivista Energy & Environmental Science.

“Ridurre i gas serra in atmosfera è una delle sfide più importanti nella lotta contro il riscaldamento globale -ha spiegato John Jansen, responsabile del gruppo di ricerca sulle membrane polimeriche per la separazione di gas del Cnr-Itm-.  Le possibilità per realizzare questo obiettivo sono fondamentalmente due: l’utilizzo di energia rinnovabile per sostituire quella prodotta con i combustibili fossili, e il recupero e successivo stoccaggio o riutilizzo della CO2, il principale gas serra prodotto dalle attività umane. Finora non era mai stato realizzato contemporaneamente in un unico processo, obiettivo invece raggiunto con la collaborazione tra Cnr e Tecno Project Industriale".

Il biogas, normalmente usato come combustibile per riscaldamento o per produrre energia elettrica, contiene principalmente metano e circa il 35% di CO2. La novità del nostro impianto, il primo in Europa anche per le sue dimensioni, è che la CO2 contenuta in questo biogas, invece di essere rilasciata in atmosfera, viene interamente recuperata ad un elevato livello di purezza tale da poter essere utilizzata anche nell’industria alimentare -ha specificato prosegue Jansen-. Viene impiegata ad esempio per la produzione di acqua frizzante e di bevande gassate o per il surgelamento o l’imballaggio di alimenti in atmosfera controllata, riducendo così l’uso di conservanti. L’applicazione di questa tecnologia potrebbe fornire un notevole contributo nella lotta contro i cambiamenti climatici e per un’economia più sostenibile”.

Il progetto iniziale, finanziato dalla Commissione europea, aveva come obiettivo solo la rimozione dell’anidride carbonica per rendere il biogas un combustibile migliore. Un successivo progetto Pon (Programma operativo nazionale) ha portato alla costruzione di un impianto pilota, fino alla realizzazione dell’impianto industriale oggetto dello studio.

“Nell’impianto di Montello dove è stata eseguita la sperimentazione vengono prodotti circa 3000 metri cubi di metano all’ora, sufficienti per il fabbisogno di oltre 20 mila famiglie. Simultaneamente, le 7000 tonnellate di CO2 prodotte ogni anno, vengono ora recuperate assumendo un importante valore commerciale -ha raccontato Elisa Esposito, del gruppo di ricerca del Cnr-Itm e principale autore dello studio-. Il ruolo svolto dal Cnr è stato lo studio di tutti i parametri di purezza del biogas grezzo, del biometano prodotto e dalla CO2 purificata. Un vantaggio di questa tecnologia è che può essere applicata a tutti i rifiuti organici, non solo domestici ma anche provenienti da agricoltura, allevamenti e industria alimentare, per produrre ancora più energia rinnovabile e ridurre ulteriormente l’emissione di gas serra”.