Cucina italiana da 209 miliardi nel mondo, traina qualità materie prime
Secondo la ricerca Deloitte-Alma è sul podio di Cina e Usa
La cucina italiana vale a livello mondiale 209 miliardi di volume d’affare, di cui 60 miliardi in Cina e 56 miliardi negli Usa, seconda dopo quella cinese (13% di quota di mercato), mostrando una penetrazione più elevata in termini di numero di transazioni in Usa (15%), Uk (15%), Brasile (13%) e India (13%), e in un mercato della ristorazione mondiale che, nel complesso, ha raggiunto un valore 2.210 miliardi di euro nel 2016. L’area Asia-Pacific copre il 46% del totale con il canale Full-Service Restaurant (ristoranti con servizio più o meno formale al tavolo) che pesa per il 52%.
Questo il ritratto della ristorazione italiana nel mondo, con trend e imprenditorialità nel mercato internazionale, tracciato dalla ricerca commissionata da Alma, la Scuola Internazionale di cucina italiana, a Deloitte.
Tra i canali distributivi in maggiore crescita, compaiono quelli dello Street Food e Quick Service Restaurant (ristoranti di bassa/media qualità con assenza di servizio al tavolo), rispettivamente del +6,1% e +5,3% di tasso annuo di crescita composto 2011-2016 (Cagr). Il canale Full-Service Restaurant rappresenta il principale canale e nello stesso periodo cresce del +4,9%. In termini di aree geografiche, Asia-Pacific e Nord America guidano la crescita (rispettivamente +5,6% e +4,0%), mentre l’Europa è stabile (+0,4%). Tra i fattori trainanti la crescita del mercato in Asia-Pacific vi è l’aumento dei consumi fuori casa, con i consumatori assidui (più di 3 pasti fuori alla settimana) passati dal 27% al 30% (2012-2016). Secondo lo studio nei prossimi anni si prevede una crescita del mercato (+3,1% Cagr nel 2016-21), trainato principalmente dalla performance del Nord America (+4,1%). L’Europa torna a crescere con un ritmo superiore sull’andamento storico a fronte di uno scenario macro economico complessivamente più positivo (+ 3,3%).
All’interno del canale Full-Service Restaurant, l’Italia è il quinto Paese con una quota del 4% (42 miliardi di euro il volume d’affari generato), ma è prevista per il settore forte crescita, favorita dalla qualità percepita delle materie prime e dall’effetto positivo e dalla diffusione nei programmi Tv.