03 Dicembre 2020 | None

Covid colpisce allevamenti, -19% macellazioni in primo semestre 2020

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Report Istat: per le aziende crollano domanda (55,3%) e prezzi di vendita (63,4%)

La pandemia ha colpito fortemente il settore degli allevamenti italiani. La chiusura del canale Horeca, con effetti immediati sugli acquisti di carne, sommata alle restrizioni generalizzate durante i mesi di lockdown, ha portato a un calo drastico del 19% delle macellazioni nel primo semestre del 2020.

È quanto emerge dal report dedicato dell’Istat, secondo cui le macellazioni di bovini sono diminuite del 17,8% nei primi sei mesi dell’anno, quelle dei suini del 20,2% rispetto allo stesso semestre del 2019. Nel mese di giugno, a fine lockdown, si è registrato un primo recupero del numero dei capi macellati per entrambe le categorie.

Nel primo semestre dell’anno, inoltre, si è ridotto l’import di bovini e bufalini (-1,2%) e, più marcatamente, quello dei suini (-21,6%), mentre è cresciuto l’export sia dei capi bovini e bufalini (+15,1%) che dei suini (+2,2%).

Per il 63,6% delle aziende la pandemia ha avuto e avrà un impatto sulla propria azienda agricola (per il 64% gli effetti sono “sostanziali”). L’impatto è più rilevante al Nord-ovest (68,6% delle aziende), leggermente meno al Centro (53,7%). La principale ripercussione subita dagli allevatori è stata la riduzione dei prezzi di vendita (63,4%) e la riduzione della domanda (55,3%). Ad aver risentito del calo dei prezzi sembra essere stato soprattutto il Nord Italia, con un dato che supera il 70% delle aziende, mentre nel Centro-sud è stata inferiore al 50%. Esattamente l’opposto si è registrato per la riduzione della domanda, il cui dato nazionale del 45,9% è stato fortemente condizionato dal Sud (70%) con le difficoltà del trasporto merci specialmente nelle Isole.

Infine, la riduzione della domanda ha avuto maggiore incidenza per le piccole e grandi aziende (circa il 58%) rispetto a quelle di media dimensione (45%).

Il comparto, aggiunge l’Istat nel suo report, ha subito danni “anche a causa del diffondersi di numerose fake news sull’impatto degli allevamenti intensivi, accusati di essere responsabili, nello specifico, della situazione pandemica attuale, oltre a rappresentare un fattore di rischio per la diffusione del virus”.

In più, aggiunge l’Istituto nazionale di statistica, nel primo semestre del 2020 “l’emergenza ha modificato drasticamente il lavoro degli allevatori e in generale la vita in azienda. Il blocco degli spostamenti ha comportato una riduzione dei contatti tra gli allevatori e altri operatori del settore. Le forme di aggregazione, discussione, confronto (fiere, manifestazioni, assemblee, ecc.) sono state sospese e riprenderanno con difficoltà nel breve-medio periodo. Da un lato, questa riduzione degli impegni extra-aziendali ha permesso agli allevatori di dedicare maggior tempo alla conduzione dell’azienda. Dall’altro, la difficoltà ad avere contatti diretti con i tecnici e i venditori ha impattato sulla tradizionale organizzazione del lavoro, sull’assistenza tecnica e sulla vendita di prodotti zootecnici (mangimi, integratori)”.