26 Gennaio 2004
Convegno della Cia di Reggio Emilia: il lambrusco è in serie A!
Considerato ancora pochi anni fa un vino di serie B, il lambrusco reggiano sembra aver raggiunto la serie A enologica. Gli indizi a favore, secondo quanto uscito da un convegno Cia di Reggio Emilia, sono che la sua considerazione è cresciuta, se ne occupano giornali e riviste, specializzate e non, compare nelle cantine dei ristoranti di qualità in Italia e nel mondo. Partendo proprio dal buono stato di salute della nostra produzione (il lambrusco è il vino più venduto in Italia ed il vino italiano più esportato nel mondo), la Cia reggiana ha dibattuto a Correggio di "Impresa dal vigneto alla cantina", lanciando per bocca del presidente Ivan Bertolini una provocazione: "dopo il rinnovamento del vigneto reggiano, a quando la ristrutturazione delle cantine?". La provocazione ha colpito sostanzialmente nel segno, nessuno si è offeso, anzi molti interlocutori si sono impegnati a ragionare (ed agire) per mantenere la serie A. Insomma, è stata apprezzata ed il convegno è stato un successo sia come partecipazione sia come dibattito.
La viticoltura reggiana si è rinnovata a fondo nel corso degli ultimi anni, quasi 1000 ettari di nuovi vigneti sono stati impiantati negli ultimi quattro anni con il contributo europeo gestito da Regione e Provincia, altri 207 ettari sono stati impiantati senza il contributo; arrivano a 2800 se partiamo dagli anni ¹90, quelli con contributo arriveranno a 2169 a completamento del Piano di ristrutturazione sostenuto dai fondi Ue nel 2005. A quel punto il 60 per cento dei vigneti reggiani sarà nuovo o comunque giovane. Un dato che significa anche miglioramento qualitativo, per i nuovi criteri e le nuove tecniche utilizzate nell'impianto, reso anche idoneo alle lavorazioni meccaniche per ridimensionare i costi e rimediare alla mancanza di manodopera. I nuovi impianti poi sono quasi tutti iscritti agli albi delle Doc. Inoltre, se la dimensione media viticola delle nostre aziende risulta piuttosto bassa, quelle che hanno ristrutturato risultano più grandi: 1,7 ettari in collina e 4,8 in pianura, il che indica lo sviluppo di un nucleo di aziende specializzate, cosa necessaria per una produzione che richiede forti investimenti e per impianti destinati a durare 20-25 anni.
Due annunci importanti sono stati dati al convegno da parte dei rappresentanti della Regione Emilia-Romagna: da marzo prossimo la Regione bloccherà la possibilità di vendere i "diritti di reimpianto" (che corrispondono alle quote) fuori del territorio regionale, contemporaneamente è stato chiesto all'¹Unione europea e con buone speranze di successo un aumento dei nuovi diritti che saranno concessi con le prossime tranche previste dalla regolamentazione comunitaria (Ocm). Un riconoscimento inoltre viene dai rappresentanti regionali: con Piacenza, Reggio è la provincia dell'¹Emilia-Romagna che più ha investito sulla qualità.
E le cantine come si sono mosse nel frattempo? Il 95 per cento della produzione reggiana è lavorata dalle cantine sociali; molte hanno fatto grossi investimenti in strutture, in tecnologie ed in marketing. Ciò non toglie che restino ancora strutture deboli ed obsolete che - ritiene la Cia- se il mercato dovesse andare meno bene di quanto non faccia attualmente, si troverebbero presto in gravi difficoltà che ricadrebbero sui produttori. E¹ significativo il fatto che l¹ultima tornata di bilanci delle cantine mostri delle punte nel riparto ai soci che va dalle 75 alle 125 mila vecchie lire il quintale di uva conferita, con differenze davvero molto grandi. Però le cantine negli ultimi 25 anni sono scese da 36 a 19, negli ultimi 10 anni ci sono stati 60 milioni di euro (120 miliardi in lire) di investimenti. Occorre però -sottolinea la Cia- continuare su questa strada con nuovi investimenti in tecnologia ed in marketing, evitando invece investimenti ripetitivi soprattutto in strutture (stridente il caso di Scandiano dove sorgeranno due cantine nuove nel giro di pochi chilometri). Soprattutto, si ragioni di accorpamenti non solo se si è di fronte a cantine in difficoltà, ma sulla base di progetti d¹area che possano razionalizzare gli investimenti e ridurre i costi produttivi.
Al convegno sono intervenuti, per la Cia, oltre al presidente Bertolini, il presidente zonale Renzo Zaldini, il responsabile tecnico Antonio Senza, il presidente regionale Giulio Fantuzzi. Per la Regione i dirigenti dell'assessorato Agricoltura Luciano Trentini e Paolo De Risio. Sono intervenuti, inoltre, il presidente di Cantine Riunite, Corrado Casoli, il presidente del Consorzio dei vini reggiani Franco Artoni, Giorgio Medici dell'omonima azienda vitivinicola, Alberto Lasagni, responsabile agricolo dell'Unione provinciale delle cooperative.
Numeri della viticoltura reggiana
Collina az. 1562 1317 ha media 0,84 Pianura az. 3824 7205 ha media 1,88 Totale az. 5386 8522 ha
Principali varietà
Ancellotta 3661 ha 43,80% Lambrusco Marani 1506 ha 18,02% Lambrusco Salamino 1319 ha 15,78% Lambrusco Maestri 470 ha 5,62%
Ristrutturazione: vigneti reimpiantati 2000-2003 con contributo Ue
2000-1 collina 94,21 ha pianura 244,88ha totale anno 339,09 ha 2001-2 ³ 57,58 ³ ³ 185,84 ³ ³ 243,42 ³ 2002-3 ³ 46,57 ³ ³ 144,07 ³ ³ 190,64 ³ 2003-4 ³ 72,96 ³ ³ 140,14 ³ ³ 213,10 ³ Totale ³ 271,32 ³ ³ 714,93 ³ ³ 986,25 ³
(Fonte: Provincia Reggio Emilia - Assessorato Agricoltura)
La viticoltura reggiana si è rinnovata a fondo nel corso degli ultimi anni, quasi 1000 ettari di nuovi vigneti sono stati impiantati negli ultimi quattro anni con il contributo europeo gestito da Regione e Provincia, altri 207 ettari sono stati impiantati senza il contributo; arrivano a 2800 se partiamo dagli anni ¹90, quelli con contributo arriveranno a 2169 a completamento del Piano di ristrutturazione sostenuto dai fondi Ue nel 2005. A quel punto il 60 per cento dei vigneti reggiani sarà nuovo o comunque giovane. Un dato che significa anche miglioramento qualitativo, per i nuovi criteri e le nuove tecniche utilizzate nell'impianto, reso anche idoneo alle lavorazioni meccaniche per ridimensionare i costi e rimediare alla mancanza di manodopera. I nuovi impianti poi sono quasi tutti iscritti agli albi delle Doc. Inoltre, se la dimensione media viticola delle nostre aziende risulta piuttosto bassa, quelle che hanno ristrutturato risultano più grandi: 1,7 ettari in collina e 4,8 in pianura, il che indica lo sviluppo di un nucleo di aziende specializzate, cosa necessaria per una produzione che richiede forti investimenti e per impianti destinati a durare 20-25 anni.
Due annunci importanti sono stati dati al convegno da parte dei rappresentanti della Regione Emilia-Romagna: da marzo prossimo la Regione bloccherà la possibilità di vendere i "diritti di reimpianto" (che corrispondono alle quote) fuori del territorio regionale, contemporaneamente è stato chiesto all'¹Unione europea e con buone speranze di successo un aumento dei nuovi diritti che saranno concessi con le prossime tranche previste dalla regolamentazione comunitaria (Ocm). Un riconoscimento inoltre viene dai rappresentanti regionali: con Piacenza, Reggio è la provincia dell'¹Emilia-Romagna che più ha investito sulla qualità.
E le cantine come si sono mosse nel frattempo? Il 95 per cento della produzione reggiana è lavorata dalle cantine sociali; molte hanno fatto grossi investimenti in strutture, in tecnologie ed in marketing. Ciò non toglie che restino ancora strutture deboli ed obsolete che - ritiene la Cia- se il mercato dovesse andare meno bene di quanto non faccia attualmente, si troverebbero presto in gravi difficoltà che ricadrebbero sui produttori. E¹ significativo il fatto che l¹ultima tornata di bilanci delle cantine mostri delle punte nel riparto ai soci che va dalle 75 alle 125 mila vecchie lire il quintale di uva conferita, con differenze davvero molto grandi. Però le cantine negli ultimi 25 anni sono scese da 36 a 19, negli ultimi 10 anni ci sono stati 60 milioni di euro (120 miliardi in lire) di investimenti. Occorre però -sottolinea la Cia- continuare su questa strada con nuovi investimenti in tecnologia ed in marketing, evitando invece investimenti ripetitivi soprattutto in strutture (stridente il caso di Scandiano dove sorgeranno due cantine nuove nel giro di pochi chilometri). Soprattutto, si ragioni di accorpamenti non solo se si è di fronte a cantine in difficoltà, ma sulla base di progetti d¹area che possano razionalizzare gli investimenti e ridurre i costi produttivi.
Al convegno sono intervenuti, per la Cia, oltre al presidente Bertolini, il presidente zonale Renzo Zaldini, il responsabile tecnico Antonio Senza, il presidente regionale Giulio Fantuzzi. Per la Regione i dirigenti dell'assessorato Agricoltura Luciano Trentini e Paolo De Risio. Sono intervenuti, inoltre, il presidente di Cantine Riunite, Corrado Casoli, il presidente del Consorzio dei vini reggiani Franco Artoni, Giorgio Medici dell'omonima azienda vitivinicola, Alberto Lasagni, responsabile agricolo dell'Unione provinciale delle cooperative.
Numeri della viticoltura reggiana
Collina az. 1562 1317 ha media 0,84 Pianura az. 3824 7205 ha media 1,88 Totale az. 5386 8522 ha
Principali varietà
Ancellotta 3661 ha 43,80% Lambrusco Marani 1506 ha 18,02% Lambrusco Salamino 1319 ha 15,78% Lambrusco Maestri 470 ha 5,62%
Ristrutturazione: vigneti reimpiantati 2000-2003 con contributo Ue
2000-1 collina 94,21 ha pianura 244,88ha totale anno 339,09 ha 2001-2 ³ 57,58 ³ ³ 185,84 ³ ³ 243,42 ³ 2002-3 ³ 46,57 ³ ³ 144,07 ³ ³ 190,64 ³ 2003-4 ³ 72,96 ³ ³ 140,14 ³ ³ 213,10 ³ Totale ³ 271,32 ³ ³ 714,93 ³ ³ 986,25 ³
(Fonte: Provincia Reggio Emilia - Assessorato Agricoltura)