18 Dicembre 2025

Cia Veneto in piazza a Bruxelles per dire no alla riforma della Pac

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No alla riforma della Pac: in Veneto verrebbero tagliati oltre 400 milioni di euro di finanziamenti nel periodo 2028-2032. Stamane migliaia di agricoltori provenienti da tutta Europa hanno preso parte ad una grande manifestazione, organizzata dalle organizzazioni agricole del Continente, davanti alla sede della Commissione Europea di Bruxelles. Fra questi, una cinquantina di imprenditori agricoli di Cia Veneto. “Qualora venisse confermata -ha sottolineato il presidente di Cia Veneto, Gianmichele Passarini- tale revisione della Politica agricola comune manderebbe gambe all’aria centinaia di attività agricole nella nostra Regione”. Da sempre il bilancio dell’UE è composto per un terzo da risorse che vengono destinate all’agroalimentare. Ovvero, come ha spiegato lo stesso presidente, “l’agricoltura rappresenta il fondamento della Comunità Europea. Senza di essa, non esiste l’Europa”.

La riforma in questione prevede l’attivazione di un Fondo unico nel quale verrebbero convogliati, indistintamente, i finanziamenti riservati sì all’agricoltura, ma pure all’ambiente, all’industria, alla difesa e al digitale. “In pratica, il primario si troverebbe a competere con altri comparti, con la beffa di ottenere meno risorse”. Non solo. Uno studio della Cia dimostra che senza una Pac solida, il reddito agricolo crollerebbe e, nel contempo, aumenterebbero i prezzi al consumo. Ecco perché, ha osservato Passarini, “siamo scesi in piazza, uniti, nel cuore dell’Europa”. Oggi più che mai “serve mantenere una Politica agricola pienamente comune e autonoma, slegata da qualsivoglia Fondo unico, dotata di una governance europea chiara e di un bilancio stabile, indicizzato all’inflazione”.

Occorre, inoltre, rafforzare il sostegno al reddito degli agricoltori differenziando i pagamenti Pac in base alle reali esigenze economiche, territoriali e sociali. Al fine di mettere davvero il primario al centro, è poi necessario promuovere le aggregazioni degli agricoltori con forme di cooperazione, così da migliorare il potere contrattuale e garantire una più equa redistribuzione del valore lungo la filiera. Per quanto riguarda le aree interne, invece, il rischio è che con minori fondi Pac a disposizione, queste vadano via via spopolandosi. Nelle Terre Alte, così come in Polesine e nella Bassa Padovana, bisogna continuare ad investire assicurando infrastrutture, connettività e servizi essenziali. “Siamo ad un punto di non ritorno -ha concluso Passarini-. L’agricoltura non chiede privilegi, pretende rispetto. E, soprattutto, non può essere derubricata alla stregua di una voce residuale dell’esercizio finanziario dell’Unione”.