Cia Veneto: bilancio positivo per progetto agricolo in Mozambico con ASeS
La cooperazione in Mozambico parla Veneto. È tempo di bilanci per il progetto “Trasforma Ilha Josina – Centro di promozione agricola e nutrizionale”, realizzato in Mozambico e finanziato dalla Regione Veneto, con ASeS – Agricoltori Solidarietà e Sviluppo in qualità di ente coordinatore e con il coinvolgimento di diversi partner locali e italiani: AFRICARTE e AJUCOM (entrambe ONG mozambicane), l’Unità Sanitaria di Ilha Josina, la CIA SERENISSIMA SERVIZI, il Comune di Mirano, Cia-Agricoltori Italiani Veneto e l’associazione Donne in Campo. Oggi a Mirano, alla presenza dei vertici di Cia Veneto, Cia Venezia, Ases, Donne in Campo e delle istituzioni (le assessore Elena Spolaore e Francesca Di Raimondo di Mirano e Aurora Marchioro di Santa Maria di Sala) il resoconto finale.
"Pur con un’ultima attività prevista entro la fine del 2025 -ha spiegato Daniele Gallo, referente di Ases in collegamento dal Mozambico- il progetto può considerarsi concluso nei suoi contenuti e nei risultati raggiunti. Tutti gli obiettivi prefissati sono stati infatti centrati e le attività realizzate hanno lasciato sul territorio competenze, strumenti e relazioni utili a proseguire il lavoro in autonomia. Si tratta di un intervento che ha prodotto risultati concreti e duraturi, grazie a un forte radicamento nel contesto locale, nonostante le difficoltà legate a tensioni sociali e politiche presenti nel Paese.Il progetto ha accompagnato direttamente 50 famiglie e ha distribuito kit agricoli a 150 piccoli produttori. Tali azioni hanno permesso di raggiungere il primo obiettivo specifico, ovvero l’integrazione di tematiche innovative in ambito agricolo e nutrizionale nei piani di sviluppo locale del distretto di Manhiça. Il secondo obiettivo ha riguardato l’aumento della produzione agricola e lo sviluppo di iniziative di trasformazione alimentare in grado di generare reddito, con il coinvolgimento di 50 famiglie. Nel secondo semestre 2025 si sono svolti corsi dedicati alla trasformazione e alla conservazione degli alimenti: uno sulla lavorazione del pomodoro in salsa e uno sulla conservazione del fagiolo dopo il raccolto. Parallelamente, sono stati avviati cicli di formazione in agricoltura biologica. A partire dal mese di maggio sono state realizzate sei sessioni formative, accompagnate da un supporto tecnico costante sul campo. Il terzo obiettivo ha riguardato il rafforzamento del sistema sanitario locale, con la creazione di un gruppo di gestione dell’orto dell’Unità Sanitaria di Ilha Josina, composto da 10 operatori del centro di salute e un percorso di formazione in ambito nutrizionale, con particolare attenzione a quello materno-infantile e al supporto nutrizionale alle persone che vivono con HIV/AIDS. A fronte di un obiettivo iniziale di 30 persone formate, le attività hanno coinvolto complessivamente 90 partecipanti. Il quarto obiettivo ha puntato ad aumentare il benessere delle famiglie attraverso la promozione di tecniche di agricoltura sostenibile e l’uso di alimenti locali sani e nutrienti. In questo contesto, si è rivelata fondamentale la collaborazione con la radio comunitaria, che ha accompagnato le fasi principali del progetto con attività di informazione e sensibilizzazione. Si stima che circa 1.500 ascoltatori abbiano ricevuto informazioni su agricoltura sostenibile, sicurezza alimentare e nutrizione. Nel suo complesso, il progetto ha dimostrato come interventi basati sulla partecipazione attiva delle comunità possano rafforzare le competenze locali, favorire l’autonomia delle famiglie e creare le condizioni per uno sviluppo duraturo".
"Ci piace sottolineare -ha aggiunto la presidente di Cia Venezia Federica Senno- come il 100% delle beneficiare siano donne. Diventano loro le portatrici di questi saperi ed assumono un ruolo fondamentale all’interno delle famiglie. E poi la concretezza del progetto: i risultati sono tangibili e replicabili".
Concetto ripreso dalla presidente nazionale di ASeS Cinzia Pagni. "Ci chiamano l’'associazione dei contadini, ci dimostrano rispetto perché diamo strumenti possibili e utili per lavorare e dare dignità e indipendenza. Il progetto sarà replicabile in altre zone del Mozambico perché è il governo che lo sta chiedendo. Auspichiamo una 'contaminazione' e un allargamento di queste iniziative".