Cia Rovigo: tante lacune nel nuovo impianto crematorio a Villanova del Ghebbo
Fra le tante criticità, aumenterebbe l’inquinamento, con pesantissime ricadute sulle colture orticole
"I provvedimenti relativi all’impianto crematorio che, secondo la volontà dell’amministrazione comunale di Villanova del Ghebbo, dovrebbe venire realizzato in via Biagi presentano significative lacune e incongruenze. Siamo perplessi rispetto ad un’opera, classificata come industria insalubre di prima classe, che sorgerebbe in un contesto a forte connotazione di frutteti, orti e apicoltura".
Cia Rovigo esprime la propria preoccupazione, che è quella di tutti gli imprenditori agricoli della zona, per una struttura ad altissimo impatto inquinante, come dimostrato dalla comunità scientifica. E, per di più, proprio nella zona dell’Insalata di Lusia Igp, oltre che dello storico Mercato ortofrutticolo di Lusia. Stando ai primi progetti presentati, qui verrebbero bruciate almeno 4.000 salme all’anno, ovvero una decina al giorno, con conseguente liberazione nell’aria di agenti inquinanti potenzialmente nocivi. Si verificherebbe, inoltre, un aumento esponenziale del traffico veicolare e, di conseguenza, un incremento dei valori delle polveri sottili nell’atmosfera. Peraltro, nelle scorse settimane in tutta la provincia di Rovigo è scattato più volte il bollino rosso dell’Arpav, livello allerta 2, a motivo di elevate concentrazioni di pm10.
"Dall’esame del Pati, Piano di assetto del territorio intercomunale, e della Vas, Valutazione ambientale strategica -sottolinea il presidente di Cia Rovigo, Erri Faccini- emerge una chiara vocazione agricola, sia delle aree interessate al progetto che del centro abitato di Villanova del Ghebbo, incompatibile con la costruzione di un impianto crematorio”. Non solo. Una progettualità di tale portata necessita di un adeguato coinvolgimento del Comuni contermini e di quelli aderenti al Pati, oltre che delle organizzazioni agricole. La struttura, inoltre, non rispetta quanto previsto da uno specifico provvedimento regionale, la delibera del Consiglio regionale 32 del 26 febbraio 2019, che recita testualmente: "È ammesso un nuovo impianto ad almeno 50 km da un altro già funzionante”. Quello di Villanova del Ghebbo, qualora venisse realizzato, si troverebbe a 22,2 km dall’impianto di Copparo, 23,8 km da quello di Ferrara e 41,9 km da quello di Padova. “Verrebbe cioè a collocarsi in un contesto già ampiamente coperto -aggiunge Faccini-. E non riuscirebbe nemmeno a soddisfare il criterio dell’efficienza, dato che una struttura del genere dovrebbe inserirsi in un bacino di 500mila residenti, come indicato dalla normativa che regola la materia".
L’intera provincia di Rovigo, infatti, conta poco più di 227mila abitanti. "Siamo molto preoccupati per i risvolti negativi che quest’opera potrebbe avrebbe sulle eccellenze del territorio e sul settore primario in generale, con pesantissime ricadute in termini di produzione e di reddito -continua il presidente-. Tutto il Polesine, e in particolare la zona compresa fra Lusia e Villanova del Ghebbo, è marcatamente a destinazione agricola, molto spesso di pregio. Non possiamo permettere -conclude- che la nostra identità venga deturpata”.