Cia Piemonte: mettere in sicurezza il settore primario. Senza agricoltura non c'è futuro
L'allarme del presidente Carenini in vista della prossima assemblea regionale dell’Organizzazione prevista per il 9 dicembre
"L’agricoltura è a un bivio, bisogna decidere che strada prendere. Se si vuole restituire centralità al settore primario, secondo le buone intenzioni annunciate dall’Unione europea, che predica bene, ma razzola male, perché rende impraticabili, se non dannose, misure che dovrebbero invece rappresentare il volano del nuovo sviluppo, allora bisogna uscire dagli schemi ideologici e intendersi su ciò che davvero serve, facendo in modo che a Bruxelles, come a Roma e a Torino si proceda tutti nella stessa direzione. Altrimenti, deve essere chiaro che si va verso l’abbandono delle aree interne, la mortificazione della biodiversità, la fine del ricambio generazionale nelle aziende agricole, con conseguenze devastanti non solo per gli operatori del settore, ma per l’intera società".
Così il presidente regionale di Cia-Agricoltori italiani del Piemonte, Gabriele Carenini, lancia l’allarme in vista della prossima assemblea regionale dell’Organizzazione che si svolgerà il 9 dicembre a Torino.
"Il ruolo dell’agricoltura -continua Carenini- è fondamentale per l’ambiente e lo sviluppo armonico del territorio. A parole, sono tutti d’accordo. Nei fatti, però, l’agricoltura vive una delle sue stagioni peggiori. Perde competitività, è strangolata dall’aumento sconsiderato dei prezzi e dagli alti tassi di interesse, paga prima di tutti gli effetti del cambiamento climatico, viene apertamente osteggiata quando chiede rispetto e tutela dalla fauna selvatica. Così non va, quel che resta dell’agricoltura va messo in sicurezza, prima che sia troppo tardi. Non basta promuovere il cibo, prima di tutto va difeso chi lo produce, perché senza agricoltori non c’è prodotto e chi è costretto a chiudere, in agricoltura, non riapre più".
Carenini rilancia i percorsi indicati dalla sua Organizzazione per uscire dalla crisi: "Le risorse ci sono -dice il presidente di Cia Piemonte-, l’Europa ha dimostrato di fare sul serio, ma i soldi vanno investiti nella giusta direzione, sostenendo chi lavora sul campo e non gli speculatori, supportando i progetti irrigui, gli invasi, i micro-invasi, le tecniche di risparmio dell’acqua e dell’energia, gli agricoltori che svolgono funzioni sociali e di tutela ambientale, le aziende agricole famigliari, l’aggregazione dei produttori sui mercati, la flessibilità nella gestione della manodopera, la ricerca e l’innovazione… Va investito su un sistema complessivo, anche assicurativo, che garantisca un reddito all’agricoltore, quando non solo le emergenze climatiche, ma anche le crisi sistemiche, lo portano a dover mollare, come sta accadendo nell’indifferenza generale".