Cia Padova: nella Bassa raddoppiato il numero delle nutrie dal 2022
Le prime stime dell'organizzazione illustrano una proliferazione senza freni: Fra i danni, si rischia una perdita delle rese del mais del 30%
Sono ritornate, ma in realtà non erano mai sparite, le nutrie negli appezzamenti agricoli della Bassa Padovana. Secondo diverse testimonianze di agricoltori, la percezione è che quest’anno il numero delle stesse sia raddoppiato rispetto al 2022. Oggi si muovono addirittura in branchi, a gruppi di quattro o cinque (un fenomeno nuovo, questo), e devastano le arginature dei canali e degli scoli, dove sono solite praticare profondi fori nei quali trovano riparo. Cia-Agricoltori Italiani Padova, peraltro, mostra preoccupazione in vista della semina del mais, in programma fra poco meno di un mese: “Questi animali sono particolarmente ghiotti delle piantine di granoturco. Il solo loro passaggio nei campi coltivati a mais rischia di provocare danni ingenti, con perdite intorno al 30%”.
“Non bastava l’ormai cronica siccità a mettere in ginocchio il settore, in particolare i cereali -sottolinea Emilio Cappellari, presidente della zona Cia Este-Montagnana-. Adesso siamo chiamati a far fronte ad un’ulteriore emergenza. Scorrazzano liberamente lungo gli argini e in mezzo ai terreni, siamo esasperati”. Da oltre un decennio Cia Padova sollecita una vera attuazione del piano di controllo regionale delle nutrie. Anche perché, fra le altre problematiche, non esistono dei predatori naturali.
“Qualche mese fa, pure su nostra indicazione, in Regione è stato convocato un tavolo tecnico di coordinamento per gli interventi faunistici -osserva il presidente di Cia Padova, Luca Trivellato- Il programma di contenimento delle nutrie è sicuramente un buon punto di partenza; talvolta, però, sembra risultare poco incisivo sul territorio, in particolare nell’area della Bassa Padovana, poiché, alla fine, non è chiaro chi fa cosa”. All’epoca era anche emersa la proposta di prevedere un finanziamento di 200mila euro finalizzato all’acquisto di gabbie idonee per la cattura e un adeguato compenso per i cacciatori autorizzati al contenimento degli esemplari, secondo quanto stabilito proprio dal Piano regionale di controllo della nutria. Per quanto riguarda l’operatività, invece, la Regione rimane il soggetto attuatore e continuerà a coordinarsi con i corpi di polizia provinciale.
“In ogni caso -aggiunge Trivellato- sosteniamo con forza la modifica della legge 157 del 1992, denominata Norme per la protezione della fauna selvatica, dato che ormai è datata. Nell’attuale contesto -precisa- serve andare al di là del principio della protezione per giungere a quello di una corretta gestione della stessa fauna selvatica. A tal riguardo, peraltro, pare vi sia un’apertura da parte del Governo. Continueremo a tenere alta l’attenzione sulla tematica -conclude- Le nutrie, insieme ai cinghiali, devastano i raccolti, con pesantissime ricadute in termini di redditività per gli imprenditori agricoli”.