Cia Padova: annata agraria tra crisi climatiche e aumento dei costi
Nel padovano un’annata agraria così così. Si avvicina la Festa di San Martino, che per tradizione rappresenta il termine di tutte le raccolte, tempo di tirare le somme. In sintesi, come riporta un apposito report di Cia Padova: i cambiamenti climatici, la cimice asiatica e i prezzi agricoli (quel che viene riconosciuto al produttore) sempre più bassi stanno mettendo a rischio la tenuta del comparto. Tanto che “nel medio termine soltanto le aziende agricole mediamente strutturate saranno nelle condizioni di portare avanti le attività. Già adesso quelle piccole lavorano in perdita”. Il dato più eclatante è relativo all’olio dei Colli Euganei, giù del 50%, con punte di un -80%, rispetto allo scorso anno. Fra le cause della debacle, la cascola dell'olivo, ovvero la caduta precoce dei frutti, e gli attacchi della mosca delle olive. Male pure le pere, con perdite che nella Bassa sfiorano il 90%. In questo caso, l’irrisolta criticità della cimice asiatica continua a funestare i (pochi) appezzamenti agricoli dedicati. Non solo. Nell’area del Montagnanese sono state registrate minori rese fino ad un 90% per le mele a motivo del colletotrichum acutatum, una malattia fungina che si sviluppa col caldo umido. Buona, invece, la produzione di pesche e pesche noci, anche se le varietà tardive hanno risentito della violenta perturbazione che si è abbattuta a fine luglio e delle piogge diffuse verificatesi ad agosto. Idem per i meloni. Prugne e angurie hanno retto bene.
“In generale, per la frutta è stata un’annata tra alti e bassi -sottolinea il presidente della zona Cia di Camposampiero, Fabio Carraro-. Oggi fare agricoltura è diventata un’impresa di resistenza”. Eccellenti risultati per le orticole: zucchine +10%, melanzane e peperoni +5%. Capitolo seminativi. Benino il grano tenero, il grano duro e l’orzo. Le note dolenti giungono, in particolare, dal mais. In alcune zone della Bassa ormai viene utilizzato solamente a fini energetici (è una biomassa versatile) per via della contaminazione di aflatossine che ne riducono notevolmente la qualità. Di conseguenza, i prezzi agricoli vengono costantemente rivisti al ribasso; il prezzo della soia, ad esempio, non arriva ai 40 euro al quintale; da dopo il Covid, però, sono cresciuti di almeno il 30% i prezzi delle materie prime, del gasolio agricolo e dei ricambi delle attrezzature.
“E bisogna mettere in conto pure i costi di irrigazione -spiega il presidente della zona Cia di Este-Montagnana, Emilio Cappellari-. Se va bene, andiamo in pareggio”. Ottima la vendemmia, soprattutto nei Colli, con punte di un +20% rispetto a quella del 2024. Tuttavia, sullo sfondo rimangono molteplici incognite. Su tutte, la prospettiva di un taglio lineare dei trasferimenti derivanti dalla Pac, Politica agricola comune, 2028-2034 del 30% per le imprese agricole.
“Prevedere ancora meno fondi a favore del primario, che oltre alla produzione di cibo è in prima linea in termini di salvaguardia del territorio e dei paesaggi, significa sferrare il colpo del definitivo ko -osserva il presidente di Cia Padova, Luca Trivellato-. Continueremo a porre tale questione nelle sedi opportune -conclude-. Le Istituzioni, sia locali che europee, sono tenute a ridare al settore il giusto valore, in ogni senso”.