Cia Padova: a Villanova di Camposampiero il primo lavandeto biologico dell’Alta
È il primo lavandeto a terreno biologico certificato dell’Alta Padovana: si trova a Villanova di Camposampiero, al confine con Fiumicello di Campodarsego, e si estende su una superficie di 6.500 metri quadrati, per un totale di 7.500 piante. Il titolare dell’azienda agricola, Federico Gallo, è pronto a scommettere su un’altra buona annata. Dalla lavanda intermedia, questo il nome della varietà attualmente in pieno fiore, ricava prodotti di pregio quali oli essenziali, miele, grappa al miele di lavanda e bagnodoccia, in collaborazione con l’Istituto agrario Spallanzani di Castelfranco Emilia (Modena).
“Sono partito sei anni fa -spiega-. Desideravo sperimentare una novità rispetto alle colture tradizionali. Senza alcun trattamento, è la filosofia che regola la mia impresa agricola”. La lavanda ama il sole e poca acqua. “In tutto questo tempo sono intervenuto con una sola irrigazione d’emergenza, nel 2019, all’inizio dell’attività stessa. Non ho irrigato artificialmente nemmeno durante l’estate della grande siccità, nel 2022”. L’unico rumore che si sente entrando nel lavandeto è il ronzio delle api. “Tre quarti della coltivazione è dedicata all’impollinazione, un quarto alle lavorazioni per ottenere i prodotti a base di lavanda”. Il ciclo di un lavandeto dura, in media, una decina di anni. “Si tratta di una pianta sempreverde; va potata nel periodo invernale, un’operazione necessaria per evitare che cresca a dismisura e che si svuoti dentro”. Il terreno, piuttosto sabbioso, è stato “strutturato” in modo tale che in caso di violenti nubifragi l’acqua scorra via velocemente. “Il ristagno è uno dei nemici della lavanda”, precisa Gallo.
Molteplici i benefici di questa pianta: è calmante, rilassante, decongestionante e ha una funzione lenitiva sulla pelle dopo le scottature del sole. Fra le diverse attività, nel lavandeto di Villanova vengono organizzate pure delle lezioni di yoga, meditazioni, bagni di gong e letture di libri: “Il posto ideale dove trovare pace e tranquillità, immersi nella natura”.
Fabio Carraro è il presidente della zona Cia di Camposampiero: “Da sempre il nostro comprensorio è vocato al settore del primario. Non solo mais e soia, però. La coltivazione della lavanda, ad esempio, può essere una buona pratica da imitare, anche in termini di valorizzazione paesaggistica e ambientale”.
“Stiamo creando una rete fra aziende agricole, soprattutto quelle che si occupano di vendita diretta di prodotti di stagione -aggiunge-. Siamo convinti che il lavoro di squadra ripaghi sempre”. Con un occhio alla redditività, un tema che rimane in cima all’agenda politica: “Ci battiamo nelle sedi opportune -conclude il presidente di Cia- affinché i nostri prodotti siano pagati il giusto, di modo che ci rimangano delle marginalità”.